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Renzi fa piazza pulita: "Se vinco via Bersani e D'Alema"

Matteo Renzi

Il sindaco di Firenze il 13 settembre parte per la sua campagna elettorale. Sarà guerra ai vecchi leader Pd: "Se aspetti che D'Alema si faccia da parte, fai in tempo ad andare in pensione nonostante la Fornero"

Giulio Bucchi
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  "Non sarà una questione personale tra me e Bersani". In qualche modo, Matteo Renzi aveva detto il giusto, perché la guerra è contro tutta la nomenklatura del Partito democratico. Il sindaco di Firenze parteciperà alle primarie del centrosinistra e la campagna elettorale, un tour in camper in giro l'Italia, inizierà il 13 settembre da Verona. In realtà è già iniziata, basta notare come i toni in pochi giorni si stiano accendendo. Intervistato da Repubblica, prova a gufare in stile calcistico contro i rivali Nichi Vendola ma soprattutto Pierluigi Bersani: "Da una parte c'è una squadra abituata alla Champions League, e dall'altra una neopromossa. Noi però ci siamo allenati, e se ci va tutto bene, ce la giochiamo". E via alla battuta maliziosa: "Se vincono loro, vorrà dire che l'Italia ha scelto l'usato sicuro, se vinciamo noi, vanno tutti a casa". Renzi sembra quasi parlare da nemico interno, quando sottolinea: "Siamo l'unico punto di unione di persone divise su tutto. Abbiamo messo dalla stessa parte D'Alema e Veltroni, Letta e Rosy Bindy". Gente, che sottintende Renzi, se Bersani perdesse le primarie verrebbe ridimensionata una volta per tutte. La campagna elettorale del sindaco rottamatore, il leader dei 40enni democratici d'assalto e sgomitanti (Pippo Civati e Debora Serracchiani, con simpatie differenti, lo guardano comunque di buon'occhio) pronuncia già qualche parola d'ordine che sa di corsa a Palazzo Chigi: "Sono uno dei pochi sindaci che ha abbassato l'addizionale Irpef. Ho dimezzato gli assessori, messo in giunta più donne che uomini, fatto il primo piano strutturale a volume zero. Il mio programma è molto più a sinistra del loro, fatto di cooperative e cooptazione". Come concorrente leale ed eventuale alleato verso le elezioni politiche, non c'è male. Forse perché comunque, in caso di sconfitta, il suo futuro è lontano dal cuore del partito, che sta a Roma: "Se perdo, non mi accomoderò in Parlamento. Resterò a fare il sindaco. Ma non rinuncerò a un riequilibrio interno". "È la prima volta - conclude - che i giovani hanno il coraggio di rischiare, che non aspettano l'incoronazione di nessuno. Se aspetti che D'Alema si faccia da parte, fai in tempo ad andare in pensione nonostante la Fornero". Perché la rivoluzione continuerà, da Firenze. O da Bologna, dove il grande vecchio Romano Prodi, ex democristiano come il giovane Renzi, fa il tifo per lui.    

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