Sono Giovanni Falcone, presidente dell’Associazione “Vivere liberi” ONLUS,e scrivo questa lettera a Libero-news per aiutare mio figlio Angelo, di 27 anni,rinchiuso dal 9 marzo 2007 nel carcere Indiano di Mandi, nello Stato HimachalPradesch, assieme al suo amico Simone. I due giovani si erano recati in Indiaper turismo, e avevano trovato alloggio a pagamento in una casa privata aMandi. La sera del 9 marzo, senza una spiegazione, la polizia indiana ha fattoirruzione nella casa/alloggio dove vivevano i ragazzi. I due, basiti perl’improvvisa e ingiustificata irruzione delle autorità nel loro alloggio, sonostati perquisiti senza, peraltro, che fosse trovato nulla di “compromettente”in loro possesso. Dopo poco, sempre senza alcuna spiegazione, la polizia hacondotto in centrale sia loro che il padrone di casa ed un amico di quest’ultimo che si trovava nell’abitazione al momento dell’inatteso blitz. Qui, miofiglio ed il suo amico sono stati trattenuti contro la loro volontà per 24 ore.Le autorità, con modi tutt’altro che civili, hanno impedito loro, nonostante lenumerose ed insistenti richieste, di contattare l’Ambasciata e noi familiari inItalia. I ragazzi erano disorientati, non capivano una sola parola di quelloche la polizia stava dicendo, non avevano idea di quali accuse venissero mossecontro di loro e perché. Non c’era un interprete,un avvocato, (come sarebbe invece obbligatorio, stando alle normative deldiritto internazionale), nessuno che li potesse aiutare a capire cosa stessesuccedendo. Dopo ore e ore trascorse “sequestrati” senza un motivo nellastazione della polizia di Mali, alcuni agenti hanno scritto un documento inlingua indi, costringendo Angelo e Simone a firmarlo. Più volte i due ragazzi,disperati per quell’assurdo incubo che stavano vivendo, hanno chiesto qualefosse il contenuto del documento che dovevano siglare ma nessuno ha dato lorouna risposta. Sono stati costretti, esausti, a firmare un foglio misterioso.Pochi giorni dopo, il mistero sul quel documento è stato, purtroppo, svelato.Su quel foglio c’era scritto che la notte del 9 marzo mio figlio e il suo amicoerano a bordo di un taxi, diretto all’aeroporto di Delhi, quando sono statifermati da una pattuglia di polizia che ha rinvenuto, all’interno dell’auto,bel 18 chilogrammidi hashish. Di questi 10 kgsarebbero stati , stando alle dichiarazioni contenute nel documento, diproprietà dei due indiani presenti in casa quella sera (il padronedell’abitazione e il suo amico) mentre gli altri 8 chili sono stati attribuitiad Angelo e Simone. Per questo sono stati rinchiusi in carcere, da innocenti.Invano i due ragazzi hanno tentato di presentare una denuncia scritta all’Ambasciata italiana in India, in cui spiegavano come erano andati realmente ifatti. La polizia non ha mai provveduto a inoltrare il documento a Delhi. Da allora per noi e loro è iniziato il calvario. Angelo e Simone sonodetenuti ingiustamente in carcere e vivono in condizioni igienico/sanitarie adir poco allarmanti. Hanno contratto persino l’epatite e a distanza di 17 mesidalla loro reclusione non sono riuscito a ottenere giustizia. Chiedo allo Statoe alle istituzioni competenti di intervenire affinché sia fatta, una volta pertutte, chiarezza su questo inspiegabile e drammatico caso. Noi familiari siamovittime, oltretutto, di ricatti e vere e proprie estorsioni da parte degliavvocati e dei traduttori. In India, per occuparsi del caso di miofiglio, ci sono stati alcuni legali che mi hanno chiesto parcelle di 100.000 €,e interpreti che per ogni udienza pretendono compensi di 500 € per tradurrequalche semplice frase. E’ quantomeno assurdo se si pensa che il reddito procapiteannuo di un lavoratore medio in India è di 350 $. Questo mi fa temere che dietro gli arresti assurdi e immotivati, come quello dicui sono stati vittime Angelo e Simone, ci sia l’intenzione di speculare suldolore dei cittadini occidentali, visti da alcuni disonesti come fonti di guadagnofacile. Vi segnalo il mio blog. Qui troverete tutte le informazioni, anche ditipo tecnico e giuridico, sul dramma vissuto da mio figlio e dal suo amico. http://giovannifalcone.blogspot.com Il calvario che sta vivendo mio figlio, abbandonato dalle istituzioniitaliane in un carcere straniero per un crimine che non ha commesso, necessita diun intervento immediato del ministro degli Esteri, Franco Frattini. E a lui chemi rivolgo, implorandolo di aiutarmi. Intanto, mi permetto di suggerire, vistal’esperienza che ho accumulato nel corso di questo drammatico anno e mezzolontano da mio figlio, una serie di provvedimenti che potrebbero essere utiliper aiutare chi, in futuro, si dovesse trovare a vivere l’incubo di Angelo eSimone. 1)Istituzione di un Garante dei detenuti all’Estero 2)Istituzione di un comitato per la prevenzione della tortura e deitrattamenti disumani (purtroppo frequenti nelle carceri di molti paesi) 3) Istituzione da parte dell’ONU di una task force di Magistrati,Avvocati e Poliziotti in difesa dei diritti umanitari e a tutela delle LeggiInternazionali, troppo spesso ignorate 4) Proposta di una Consulta per gli Italiani detenuti all’estero,composta oltre che da Organi delMAE anche delle Associazioni dei parenti cheregolarmente e a scadenza determinata si rechino nei vari carceri del mondodove si trovano detenuti i cittadini con compiti di prendere coscienza dellecondizioni di detenzioni e dei problemi (specie Sanitari-Legali- Traduttori equant’altro serva) a cui si possa subito far fronte 5)Approvazione di una legge sul gratuito patrocinio, come previstodall’art. 24 della costituzione (sia per gli Italiani detenuti all’estero chein patria.