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Mediatrade, domani la sentenza: cosa rischia Pier Silvio Berlusconi

Matteo Legnani
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Cominciano due settimane di fuoco, dal punto di vista giudiziario, per la famiglia Berlusconi. A partire dal prossimo 18 luglio, infatti, è attesa la sentenza d'appello a carico di Silvio Berlusconi per la vicenda Ruby. Processo nel quale, in primo grado, il leader di Forza Italia era stato condannato a ben 7 anni e mezzo di reclusione. Ma domani tocca invece al figlio del Cav, Pier Silvio. Il secondogenito dell'ex presidente del Consiglio e vicepresidente in carica di Mediaset è sul banco degli imputati dal 2010, quando gli venne contestata la frode fiscale nell'ambito dell'inchiesta Mediatrade-Rti. Lo scorso 22 maggio, poi, il pubblico ministero De Pasquale della procura di Milano ha chiesto una condanna a 3 anni e 2 mesi di carcere per Berlusconi junior. Nei giorni scorsi, Pier Silvio si è più volte pronunciato a favore di Matteo Renzi e del suo processo di riforme e di rinnovamento dello Stato e della giustizia, arrivando a pronunciare un vero e proprio endorsment per il capo del governo e segretario del Pd nel corso della presentazione dei palinsesti tv Mediaset, giusto la settimana scorsa. E oggi, in una lunga intervista concessa al "Corriere della Sera" dice di non aver mai incontrato Renzi, ma che gli "farebbe molto piacere incontrarlo". Alla fine della scorsa settimana, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, al termine della tempestosa riunione coi gruppi parlamentari azzurri sulle riforme, aveva rinviato una decisione sul tema proprio a domani, lasciando intendere di voler aspettare le decisioni del tribunale di Milano sulla vicenda giudiziaria del figlio. Una cosa è certa: la partita delle riforme, per Renzi, si gioca tutta in queste due o tre settimane che precedono la pausa estiva dei lavori parlamentari. E non si giocherà solamente al Senato e alla Camera.

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