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Bruti Liberati chiede il rinnovo alla guida della procura di Milano

Matteo Legnani
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"Qualche piccola, circoscritta, polemica". Così il capo della procura della Repubblica del tribunale di Milano, Edmondo Bruti Liberati, descrive lo scambio di accuse e di di ricorsi e controricorsi al Consiglio superiore della magistratura che ha caratterizzato la vita istituzionale del Palazzo di giustizia milanese. Lo fa, Bruti Liberati, nella lettera con cui chiede proprio al Csm di essere riconfermato per quattro anni alla guida della procura più "a la page d'Italia". Per inciso, tanto "piccola e circoscritta" quella polemica che vide come principale accusatore della gestione di Bruti Liberati il sostituto Alfredo Robledo, che persino il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, si vide costretto a intervenire con il Csm La missiva - In una lettera al vicepresidente del Csm Vietti, il presidente della Repubblica in pratica raccomandò al supremo organo delle toghe di mettere un "tappo" alla vicenda che stava assumendo aspetti imbarazzanti per l'attività d'indagine della procura, visto che le accuse di Robledo di una gestione "arbitraria" dell'attività dei magistrati inquirenti riguardava alcune delle inchieste più scottanti degli ultimi anni, comprese quella su Ruby che tocca Silvio Berlusconi, quella Sea-Gamberale che tocca tra gli altri l'ex governatore lombardo Formigoni, e quella sulle tangenti Expo. In pratica, in una lettera il cui contenuto era secretato e che venne per sommi capi illustrata da Vietti, Napolitano chiedeva senza mezzi termini al Csm di contenere il più possibile il danno alla credibilità (cioè di porre fine allo sputtanamento) che Bruti Liberati e Robledo stavano arrecando a tutto l'organo inquirente del tribunale di Milano. "Piena serenità" - Liberati, però, la vede diversamente. E giudicando "piccola e circoscritta" quella polemica, a 70 anni suonati chiede il rinnovo del mandato quadriennale alla guida della procura. Liberati, se da un lato si assume "la responsabilità" delle "insufficienze e degli errori come stimolo per operare per il meglio in futuro", dall'altro rivendica un "bilancio del quadriennio largamente positivo. A dispetto - appunto -  di qualche piccola, circoscritta polemica degli ultimissimi mesi, l'apprezzamento per l'opera della Procura di Milano nel quadriennio corso è stato ampio e condiviso e il prestigio indiscusso. Ma ciò che rileva - insiste - sono i riscontri ottenuti a livello di giudizio, in termini di accoglimento delle richieste e dei tempi di definizione". Infine, affermando di attendere "con piena serenità" la decisione del Csm sulla sua riconferma, Bruti augura "buon lavoro a tutti noi". La bocciatura di Minale - Ma sulla lite tra Bruti Liberati e Robledo interviene anche il procuratore generale di Milano Manlio Minale.  Lo fa con una lettera al Csm e al consiglio giudiziario presso la Corte d'Appello di Milano (che si riunisce oggi martedì 8 luglio) in cui di fatto boccia le ultime tre circolari di Bruti ritenendo che il capo della Procura meneghina non potesse vietare a Robledo di interrogare due degli indagati di Ezpo, non potesse assumere il 5 e il 26 giugno del coordinamento di tutte le indagini vagamente afferenti Expo e non potesse il primo luglio escludere il coordinatore del pool anticorruzione dalla coassegnazione ad altri due pm del filone sul Mose. Insomma, Minale scrive che c'è stata poca trasparenza da parte del procuratore capo. Ma Bruti Liiberati è convinto di aver agito in modo corretto e chiede di restare altri quattro anni.  anni. 

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