Ruby, gli avvocati di Silvio Berlusconi: "Le intercettazioni sono illegittime"
A pochi giorni dalla sentenza di appello per il processo Ruby, i legali di Silvio Berlusconi, nella loro arringa, provano a demolire le accuse dei pm. I team di avvocati che difende il Cav punta su un particolare dell'inchiesta: l'uso delle intercettazioni telefoniche tra il Cav e la questura di Milano. "Le intercettazioni devono essere dichiarate inutilizzabili perché non consentite", vista la tipologia di reati contestati all'ex premier. Lo ha affermato l'avvocato Filippo Dinacci che difende Berlusconi con il professor Franco Coppi. Il codice penale, infatti, per l'avvocato Dinacci, non prevede la possibilità di effettuarle per l'ipotesi di induzione alla prostituzione, come invece è stato fatto dagli inquirenti. Insomma quelle telefonate poco c'entrano con l'accusa di induzione alla prostituzione. La mossa - Un particolare questo da non sottovalutare. Già nel 2011 il Cav aveva utilizzato questa mossa parlando davanti alla Giunta per l'autorizzazione a procedere. Non solo. Dai tabulati telefonici gli investigatori "sono riusciti a ricostruire le presenze di certe presenze nella dimora di un parlamentare" ma le normative europee precisano che "si possono acquisire solo per reati molto gravi come il terrorismo". Insomma le telefonate del Cav sarebbero state intercettate in modo improprio. Le balle di Ruby - Poi la difesa del Cav ha puntato il dito contro Ruby. Ha usato parole molto dure Filippo Dinacci, uno dei legali d, nel definire la giovane marocchina dalle cui rivelazioni è partita l'indagine che ha portato alla condanna in primo grado a sette anni. "Una persona disonesta con le istituzioni e con gli altri, non credibile e che, come spiegato anche da psicologi e operatori sentiti in aula, soffre della tendenza a fantasticherie autistiche". Dinacci ripercorre una per una tutte le "bugie" di Ruby, dalla notte col calciatore Cristiano Ronaldo ai "24 regali mai trovati ricevuti da Berlusconi", alla conoscenza con Noemi Letizia. La difesa del Cav rivendica dunque la completa assoluzione per Silvio Berlusconi: "Noi reclamiamo una sentenza di assoluzione per insussistenza del fatto". La difesa - Così il professor Franco Coppi inizia la sua arringa davanti alla corte d'appello di Milano. Nel dettaglio affronta prima il capitolo della condanna per concussione - la telefonata fatta da Berlusconi al capo di gabinetto della questura di Milano Pietro Ostuni per far affidare Ruby al consigliere regionale Nicole Minetti - dove il reato per costrizione prevede "la violenza e la minaccia. La minaccia è un male che proviene dall'esterno e non può essere confusa con il timore referenziale". In questo caso il rischio è che "si punisce il presidente del consiglio non perché abbia commesso un determinato fatto, ma solo per il potere che impersona". Accuse smontate - Non si può condannare l'ex premier "perché Ostuni non osa dirgli di no per la posizione psicologica di soggezione". La tesi dell'ordine dato da Berlusconi a Ostuni "è una tesi della sentenza. Non c'è nessuna fonte di prova per cui si può parlare di ordine" e la sentenza stessa "per forza di cose non è in grado di riportare una sola parola che suoni come un ordine: Ostuni, Iafrate e altri numerosi testimoni di questa telefonata sono stati ascoltati e nessuno parla di un ordine ma nonostante questo la sentenza parla di ordine e lo ribadisce più volte". Per Coppi è una delle "prime incredibilità della sentenza che poi passa alla tesi della minaccia implicita" un "cauto ripiegarsi ugualmente destinato a un insuccesso". Insomma i legali del Cav preparano la controffensiva. Venerdì il verdetto.