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Omicidio Yara, l'avvocato di Bossetti: "Il Dna non basta, ma forse hanno solo quello"

Gian Marco Crevatin
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"La mia impressione è che non esista nulla al momento, oltre al dna". Claudio Salvagni, il legale di Massimo Bossetti ha pochi dubbi. La questione, secondo l'avvocato difensore del muratore 44enne - unico sospettato per l'omicidio di Yara Gambirasio - gira attorno a un punto: "Se il presunto dna fosse davvero l'asso nella manica per concludere il caso, perché allora la procura sta tentando in tutti i modi di raccogliere nuovi indizi e nuove prove per inchiodarlo?". Qual è allora il punto forte dell'accusa? Qual è la prova delle prove? L'avvocato poi aggiunge: "Le indagini preliminari non sono concluse e gli inquirenti potrebbero esporre la prova regina nella richiesta di rinvio a giudizio. Eppure la mia impressione è che non esiste nulla al momento oltre al dna". Una frase obliqua, con cui l'avvocato lascia intendere che le possibilità sono due: o gli inquirenti si giocheranno l'asso nel prossimo futuro, oppure che l'asso, di fatto, non c'è. Spirito critico - Nel corso del colloquio con Laura Eduati de l'Huffington Post il legale comasco inisite: "Bisognerebbe fare uno sforzo per rileggere con spirito critico la storia di Bossetti, che per caso la sera della sparizione di Yara conduceva il furgone davanti le telecamere e amava andare a Brembate per fare le lampade: non c'è niente di male". E' passato oltre un mese da quel famigerato 16 giugno, giorno in cui il ministro Angelino Alfano annunciò all'Italia che l'assassino di Yara Gambirasio era stato catturato. Il paese intero fu allora convinto che il giallo sull'uccisione della piccola ginnasta fosse in qualche modo risolto. Ma ora, forse, con il passare di settimane cariche di indiscrezioni e speranze, il quadro si è complicato. No alla scarcerazione - Salvagni e Guzzoni, l'altro legale, non chiederanno però la scarcerazione dell'uomo. Il motivo che frena la richiesta è uno: la probabilità che il tribunale del Riesame possa bocciare la scarcerazione è molto alta, l'indizio del Dna è ancora forte e affrontare il processo con un giudicato cautelare alle spalle, non rientra perciò nella strategia difensiva dei due avvocati. "Se cambiasse il quadro probatorio allora potremmo cambiare strategia e chiedere che venga liberato". Agosto è alle porte e l'estate potrebbe tranquillamente esaurirsi senza che ulteriori indizi possano affiorare e decretare una volta per tutte se quel 26 novembre 2010 sia stato davvero Massimo Bossetti a sequestrare Yara Gambirasio e a ucciderla, oppure no.

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