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Cécile Kyenge: vado in Germanoa ma è solo un modo per farsi pubblicità

Cecile Kyenge

Lucia Esposito
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«Eravate già pronti a stappare le bottiglie, eh?». Ismail Ali Farah, l'addetto stampa di Cécile Kyenge, sembra divertito dalle reazioni scatenate dalla sua principale. L'ex ministro dell'Integrazione ieri mattina ha scritto su Twitter: «Andrò in Germania per 28 mesi». Contattato, il marito di Kyenge, Domenico Grispino, cade dalle nuvole: «L'ho sentita ieri, ma non mi ha detto nulla». Sul profilo dell'eurodeputata si trovano, però, gli indizi per risolvere il giallo: «OttobreRosa, mese di prevenzione contro il tumore al seno. Sosteniamo la CampagnaNastrorosa per sensibilizzare sempre più donne» scrive l'eurodeputata. «Nastro rosa» è la campagna lanciata nel 1992 dalla multinazionale dei cosmetici Estée Lauder. In Italia la testimonial è Nicoletta Romanoff e i fondi raccolti vengono devoluti alla Lega italiana per la lotta contro i tumori. Ogni anno viene ideata una campagna virale (l'anno scorso era legata al colore del reggiseno delle donne) e nel 2014 l'ordine è quello di associare la propria data di nascita a un viaggio all'estero. I mesi dell'anno indicano i luoghi: per esempio ottobre è Amsterdam, novembre Las Vegas, dicembre Rio de Janeiro. Agosto è, invece, la Germania. E proprio il 28 agosto è nata Cécile. «Forse abbiamo svelato il segreto troppo presto e il messaggio avrebbe dovuto diventare più virale» ammette Ismail. Kyenge, prima di entrare in una commissione dell'Ue ha consegnato al suo addetto stampa questa dichiarazione: «Il fatto che sia stata io a lanciare quel messaggio ha creato evidentemente un po' di scompiglio. Se fosse stata una qualsiasi altra donna, per quanto conosciuta, la reazione probabilmente non sarebbe stata identica. Ci tengo quindi a rassicurare le tantissime persone che mi hanno inviato messaggi chiedendomi di rimanere in Italia e, allo stesso tempo, devo annunciare a quelle altre persone che con meticolosa costanza riempiono i miei profili social di messaggi d'odio, che rimarranno decisamente delusi (…) io non mollo!». Certo la campagna per il tumore è una battaglia lodevole. Ma il comunicato di Kyenge lascia un'impressione sgradevole di astinenza da riflettori. Giacomo Amadori

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