Riforma lavoro: indennizzi per chi viene licenziato
Mentre i sindacati metto a ferro e fuoco le piazze, il governo prepara la fase due della riforma del lavoro. Il Jobs Act, con il contratto a tutele crescenti per i nuovi assunti, partirà da zero e riguarderà circa 1,5 milioni di dipendenti in più ogni anno su 23 milioni circa di occupati: è un intervento che per ora cambia solo al margine il mondo del lavoro. La seconda fase invece interessa la grande maggioranza, perché riguarda la contrattazione collettiva. Un punto importante che riguarderà migliaia di lavoratori. Come racconta Repubblica la nuova fase dovrebbe introdurre forti incentivi economici al datore di lavoro e al dipendente a chiudere gli accordi su un licenziamento economico sulla base di un pagamento deciso entro pochi giorni fra le due parti. La misura riguarderebbe solo i contratti permanenti di nuovo tipo, quelli firmati a partire dal 2015. L'indennizzo può arrivare gradualmente fino ai 24 mesi di salario ordinario, a crescere con l'anzianità di servizio sulla base di griglie fissate per legge. Le nuove norme dovrebbero semplificare le procedure per lo scioglimento del rapporto tra datore di lavoro e dipendenti. Cosa cambia - L'indennizzo concordato entro cinque giorni con il dipendente è meno oneroso di quello che può decidere il giudice dopo un ricorso, e il lavoratore che lo accetta rinuncia al diritto di andare poi in giustizia. Anche i motivi di un licenziamento disciplinare saranno precisi nei dettagli, in modo da definire per legge i vari scenari e lasciarli il meno possibile all'interpretazione del giudice. Per le imprese fino a 15 dipendenti, l'indennizzo potrà poi arrivare a un massimo di sei mensilità e non di 24 come per le altre. A gennaio poi il governo punta a far partire la fase due della riforma: quella che potenzialmente riguarda gran parte dei dipendenti, non solo i nuovi assunti.