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Burlando attacca il governo ma il Pd silura chi stoppa il cemento rosso

Nicoletta Orlandi Posti
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Nel Paese Perfetto del governatore della Liguria Claudio Burlando ci sono colate di cemento di destra e di sinistra, buone e meno buone. Per questo ha battibeccato con il premier Matteo Renzi nonostante le 12 ore di fuso orario che li separavano. Dall'Australia il presidente del Consiglio ha denunciato «vent'anni di politica del territorio da rottamare, anche in alcune regioni del centro-sinistra». Lustri in cui Burlando è stato assessore, vicesindaco, sindaco, ministro e, infine, per dieci anni presidente della Regione. Per questo, sentitosi tirato per la giacchetta, il timido Claudio ha replicato che «i condoni li hanno fatti a Roma, tre in trent'anni». “Gerundio”, come lo chiamano in Liguria, aveva provato a scaricare su altri anche la piastra d'asfalto costruita sul Fereggiano, lo stesso torrentello che pochi mesi dopo l'ennesima copertura esondò causando sei morti. Un tentativo di scaricabarile che Libero ha smascherato recuperando dichiarazioni e video del giorno dell'inaugurazione dell'opera, con lui in prima fila. E così, mentre la Liguria, pezzo dopo pezzo, bare comprese, sta finendo a mollo, a Burlando sta mancando il terreno sotto i piedi. C'è per esempio una scivolosa inchiesta sugli appalti della municipalizzata dei rifiuti che ha portato in carcere tre imprenditori calabresi attivi nel settore e considerati a lui vicini. Nelle intercettazioni uno degli indagati, Gino Mamone lancia messaggi «quasi estorsivi” (parola di carabinieri) nei confronti del governatore e si dice pronto a vuotare il sacco con i magistrati: «Poi ci mando un messaggino a Burlandino (…) che Gino sta chiudendo, che poi va da Pinto (il pm, ndr), non ti preoccupare che gli viene il cagotto… stai tranquillo che quello mi convoca. E gli dico: e allora? Non ti preoccupare faccio come hai fatto te, io a te non ti conosco proprio. (…) No, non ti conosco più, lo vado a dire a chi di dovere che cazzo sei (…) Non mi conosci? Ma va a fare in culo… qualche rivincita me la prendo vai». Verità o millanterie che siano, i problemi di Gerundio non finiscono qui e per lui, che si autodefinisce «al capolinea del suo ciclo politico», l'ultima fermata potrebbe essere proprio un'ex officina per la riparazione di autobus e tram. Nella seduta del 6 novembre del Consiglio regionale è stata presentata senza preavviso (non era all'ordine del giorno), una delibera con cui venivano spostati quattro dirigenti. Uno di loro sarebbe stato trasferito per un presunto buco nei conti da 1,1 milioni riferibile al periodo preelettorale del 2010. Con lo stesso documento è stato sollevato il dirigente dell'ufficio Valutazione impatto ambientale (Via) del settore Ambiente, la dottoressa Nicoletta Faraldi, trasferita d'imperio al dipartimento Salute e servizi sociali. Questa rotazione d'incarichi senza preavviso è apparsa subito strana se non addirittura punitiva. E qualcuno ha iniziato a indagare. Per esempio la consigliera del gruppo misto Raffaella Della Bianca: «Così ho scoperto che il 21 ottobre la dottoressa Faraldi aveva bocciato una variante al piano regolatore a cui la maggioranza teneva molto». La modifica richiesta riguardava un'area di circa 4 ettari in riva a quel Bisagno che è esondato un mese fa causando un morto e di cui Burlando è commissario ad acta per la messa in sicurezza. Qui, in base a un nuovo progetto, al posto dell'ex Officina Guglielmetti dovrebbero sorgere un centro commerciale e un grande albergo. Non solo: anche parcheggi, ristoranti, bar, palestre e persino un teatro. Ma chi c'è dietro al piano? La Coop Liguria attraverso il suo braccio immobiliare, la Talea Spa che nel 2010 ha acquistato l'area per 25 milioni. Il Sole24ore, qualche anno fa, aveva ricordato il ruolo della società «nell'inchiesta sulla fallita scalata di Unipol a Bnl», in quanto «azionista di Holmo, la holding che partecipa al controllo del gruppo assicurativo bolognese». Il quotidiano di Confindustria in quell'occasione aveva sottolineato che a Genova una richiesta di variante rifiutata a un privato era stata approvata non appena il terreno in questione era passato sotto il controllo della Talea spa. Il progetto dell'Officina Guglielmetti per i comitati della zona è «un'alluvione di cemento» e Faraldi ha provato ad opporvisi per i rischi di inondazione. Il 21 ottobre ha dichiarato, con un decreto, «inammissibile la variante al Piano urbanistico comunale» e lo ha fatto con queste motivazioni: «Ricade parzialmente in Fascia A (area storicamente inondata) e parzialmente in Fascia B (area inondabile duecentennale) del piano di Bacino stralcio del torrente Bisagno». Faraldi, per giustificare la bocciatura, cita «le criticità evidenziate» dalla Provincia e «la rilevata difformità rispetto alla vigente normativa» del piano di Bacino che non consente «allo stato, di effettuare interventi di nuova edificazione e di ristrutturazione urbanistica in Fascia B e in Fascia A». Persino la struttura regionale di Assetto del territorio avrebbe evidenziato gli «aspetti di criticità idrogeologica nell'area di interesse» e «precisato che la proposta richiede una riperimetrazione preventiva delle fasce di inondabilità». Qualcuno potrà obiettare che collegare la rimozione di Faraldi a questa sua decisione sia una strumentale e maliziosa interpretazione dello scrivente. In realtà a unire con un nesso di causa ed effetto le due vicende è la stessa Faraldi. Tanto che l'assessore allo Sviluppo economico della regione Renzo Guccinelli l'11 novembre è stato costretto a prendere carta e penna e a provare ad allontanare dalla testa della sua dirigente quei brutti pensieri: «Gentile Dottoressa ho saputo (…) che le sarebbe stato detto che la sua sostituzione dall'attuale incarico sarebbe imputabile a una mia decisione. Cosa ancora più grave che io avrei agito a seguito di un parere di una sua pratica (…) Tutto questo è assurdo e assolutamente falso». I motivi per Guccinelli, nonostante la tempistica sospetta, sarebbero altri: «Nel momento in cui ho assunto la delega a luglio sono stato sollecitato dai vari livelli del settore a sollecitare al segretario generale una sua sostituzione». Peggio el tacòn del buso, direbbero in Veneto. Infatti l'assessore non spiegava chi e perché gli avrebbero chiesto di spostare la dirigente. Ma forse Guccinelli, con quella missiva, la stava solo Burlando. di Giacomo Amadori

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