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Crisi, gli italiani hanno paura del futuro e mettono i soldi nel materasso

Nicoletta Orlandi Posti
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Tra le famiglie italiane, a dominare è ora l'incertezza, alimentata da altre paure e timori, come quelli di una malattia o della perdita del lavoro o della povertà. O più in generale la paura per il futuro. Un sentimento di vulnerabilità, prevalente e diffuso, che si traduce,  concretamente, nell'esigenza, che diventa una vera e propria parola d'ordine, di tenere i soldi vicini per poter affrontare qualsiasi evenienza, un 'pronto cassa' per fronteggiare gli eventuali imprevisti. È questa la tendenza fotografata dal Rapporto del Censis, che rivela come si vada ora imponendo tra gli italiani un approccio attendista alla vita. Numeri alla mano, quella che emerge è la convinzione che il picco negativo della crisi sia alle spalle: lo pensa il 47% degli italiani, il 12% in più rispetto all'anno scorso. Ma ora è l'incertezza a prevalere. Di conseguenza, la gestione dei soldi da parte delle famiglie è fatta di breve e brevissimo periodo. Tra il 2007 e il 2013 tutte le voci delle attività finanziarie delle famiglie sono diminuite, tranne i contanti e i depositi bancari, aumentati in termini reali del 4,9%, arrivando a costituire il 30,9% del totale (erano il 27,3% nel 2007). A giugno 2014 questa massa finanziaria liquida è cresciuta ancora, fino a 1.219 miliardi di euro. Cash di tutela - Prevale, spiega il Censis, un cash di tutela, con il 45% delle famiglie che destina il proprio risparmio alla copertura da possibili imprevisti, come la perdita del lavoro o la malattia, e il 36% che lo finalizza alla voglia di sentirsi con le spalle coperte. La percezione di vulnerabilità porta il 60% degli italiani a ritenere che a chiunque possa capitare di finire in povertà, come fosse un virus che può contagiare chiunque. La gestione del contante è una strategia di risposta adattativa di fronte all'incertezza. Pensando al futuro, il 29% degli italiani prova ansia perché non ha una rete di protezione, il 29% è inquieto perché ha un retroterra fragile, il 24% dice di non avere le idee chiare perché tutto è molto incerto, e solo poco più del 17% dichiara di sentirsi abbastanza sicuro e con le spalle coperte. I giovani - Tra i giovani, tra 18 e i 34 anni, sale al 43% la quota di chi si sente inquieto e con un retroterra fragile, e scende ad appena il 12% la quota di chi si sente al sicuro. E il cash è anche carburante dell'informale, del nero, del sommerso, per creare reddito non tassato e abbattere i costi. L'attendismo cinico degli italiani si alimenta anche della convinzione che in fondo ci sono alcune invarianti nei processi sociali che con la crisi finiscono per patologizzarsi. Tra i fattori più importanti per riuscire nella vita, il 51% richiama una buona istruzione e il 43% il lavoro duro, ma per entrambe le variabili la percentuale italiana è inferiore alla media europea, pari rispettivamente al 63% per l'istruzione (82% in Germania) e al 46% per il lavoro sodo (74% nel Regno Unito). In Italia risultano molto più alte le percentuali di chi è convinto che servono le conoscenze giuste (il 29% contro il 19% inglese) e il fatto di provenire da una famiglia benestante (il 20% contro il 5% francese). Il riferimento all'intelligenza come fattore determinante per l'ascesa sociale raccoglie il 7% delle risposte in Italia: il valore più basso in tutta l'Unione europea.

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