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Nonni in fila al Monte di pietà per aiutare figli e nipoti a pagare le tasse

Nicoletta Orlandi Posti
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«Impegnare l'oro? Ormai non ce n'è più. L'ho fatto in passato per i miei nipoti, per aiutare i miei figli, ora sono qui per rinnovare, non voglio che mettano all'asta i gioielli di famiglia. Devono passare in eredità come è stato per me». È un esercito di nonni quello in fila al Monte di Pietà di Roma: dopo essersi indebitati per tirare avanti, ora si mettono religiosamente in fila per evitare che i preziosi, collane, bracciali e servizi d'argento, vengano messi all'asta. Mentre i giovani non hanno nulla da impegnare e i picchi di richieste si registrano in corrispondenza delle scadenze fiscali. Le testimonianze raccolte dall'Adnkronos fotografano le caratteristiche e le abitudini del popolo dei pegni. Beni di famiglia - «Difficile che i giovani di questi tempi abbiano i beni che normalmente vengono portati al pegno», dice il segretario nazionale di Assopegno, l'avvocato Pierluigi Oliva. «Con lavori precari e quant'altro è improbabile che le nuove generazioni abbiano preziosi come collane d'oro o servizi d'argento anche perché non si usano più nelle liste nozze o come regali. Quello del credito a pegno, nonostante la crisi, non è un settore in espansione ma in contrazione. Le banche che lo fanno sono meno di venti, mentre due decenni fa erano cinquanta», spiega. Se qualche giovane c'è, è lì per impegnare quanto ereditato. «Abbiamo due bambini e un lavoro precario - dice la trentenne Laura con il compagno - lo stipendio arriva sempre in ritardo, non ci pagano gli straordinari, e nonna ci ha dato i suoi gioielli per sbarcare il lunario. Si avvicina il Natale, abbiamo qualche soldino in più per i regali, poi si vedrà». In molti impegnano gli ultimi preziosi per non perdere gli altri. «Sì, io ho fatto così - racconta la signora Erminia, classe 1929 - ho portato quei gioielli a cui ero affezionata, quelli di mio padre, e li ho impegnati per poter rinnovare la polizza degli altri. Sono venuta con mia nipote perché non ci vedo più tanto bene. Lei mi legge i numeretti della fila». Preziosi - Cambiano anche gli oggetti nel 'panierè del pegno. Niente più tappeti, macchine fotografiche e telecamere come una volta. Ormai, ci dicono, prendono quasi soltanto oro, argento e diamanti come quello di un solitario bellissimo e molto caro. Base d'asta 50mila euro con una cauzione da 10mila. «Ci ho lasciato il cuore», scherza Maria, guardando il marito che sventola il foglietto per fare un'offerta segreta alla prossima asta, mentre una signora dai grandi occhi azzurri fa una brutta scoperta sulla sua pelliccia di visone, regalo di uno spasimante di tanti anni fa. «Alla stima mi hanno detto che non è vera, ci sono rimasta malissimo. Che farò? Niente regali sotto l'albero quest'anno, volevo fare come De Filippo in 'Natale in casa Cupiello' - dice trattenendo a stento la delusione - La pelliccia? Me la tengo, tanto che non è vera lo so solo io». Per il signor Giuseppe dai lunghi e curati baffi bianchi è una «questione diversa». I ragazzi, dice affacciandosi alla finestra e indicando la piazza, «si fermano prima nei tanti negozi di 'Compro Oro' che nascono come funghi vicino al Monte di Pietà» nella Capitale. «Non è che non abbiano preziosi - dice mentre attende tranquillo il suo turno con il numeretto stretto tra le mani - è che non hanno la pazienza di venire qua e impegnarli. Fanno tappa prima, trovano chi gli offre qualche spicciolo e così si perdono gioielli di generazioni, ma non li biasimo. Devono arrivare a fine mese. Vedo i miei figli che fanno mille lavoretti, non stanno mai fermi, sono sempre alla ricerca di un impiego, ma il difficile è riuscire a farsi pagare». Tartassati - Sono tanti, tantissimi i pensionati, pochi i giovani. Ogni tanto allo sportello si incrocia anche qualcuno ben vestito, del ceto medio alto che 'in emergenza' ricorre al Monte di Pietà per far fronte ai propri doveri fiscali. «È curioso che all'avvicinarsi della scadenza dell'ultimo termine di pagamento delle tasse - rimarca l'avvocato Oliva - si noti una impennata di richieste di credito». La fila si fa con il numeretto come al banco dei salumi al supermercato. Quella degli oggetti da impegnare scorre veloce, meno di cinquanta persone in una mattinata tipo, mentre in quella del rinnovo e del riscatto per i più fortunati i tagliandini sfiorano quota cinquecento. In tanti trafelati fanno la spola tra una stanza e l'altra per vedere se è il proprio turno. Se entro la scadenza, infatti, la polizza non viene estinta o rinnovata, il bene finisce all'asta.

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