Sciopero generale, hanno aderito anche i transessuali
Sarà stata forse la suggestione del film Pride, prioiettato proprio in questi giorni nelle sale italiane, che racconta di un'associazione di attivisti omosessuali che sostiene la protesta dei minatori gallesi contro Margaret Thatcher. Esattamente trent'anni dopo (quell'episodio risale al 1984) la storia per certi versi si ripete in Italia, con Matteo Renzi nei panni della Lady di ferro e gli attivisti lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) ad affiancare le sigle sindacali che ieri hanno incrociato le braccia e sono scese in piazza, contestando la riforma del lavoro e la politica economica del governo. «Assieme ai lavoratori e alla lavoratrici», hanno spiegato i portavoce di Arcigay, Arcilesbica, Famiglie Arcobaleno e Mit (le siglie che hanno dato il loro appoggio ai sindacati) «esprimiamo dissenso e preoccupazione per la deriva dispotica e per i veri e propri arretramenti che la politica del governo Renzi sta mettendo in campo, attraverso il Jobs Act e la legge di stabilità, ma anche nelle numerose inottemperanze e negli impegni mai rispettati». Non è tenero il giudizio nei confronti del presidente del Consiglio, che pure ha in passato promesso una legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso: la norma, che guarderà al «modello tedesco», dovrebbe approdare in Senato a gennaio. Ma evidentemente il mondo omosessuale a questa promessa non crede o, se ci crede, non la ritiene sufficiente: «Il modello Renzi, che promette la crescita pagandola con la moneta dei diritti, non può essere un orizzonte auspicabile per il nostro Paese», dicono infatti le associazioni. E c'è chi in piazza è scesa in prima persona. La trans Efe Bal, che non nasconde peraltro simpatie leghiste, ieri era in piazza Duomo, a Milano, in coraggioso bikini, nonostante il gran freddo.