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Papa Francesco, racconto-choc: "Quando rubai una croce al confessore morto"

Gino Coala
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"Il settimo comandamento dice: 'Non rubare'. Il rosario è rimasto là, ma mentre facevo finta di sistemare i fiori ho fatto così e ho preso la croce". Papa Francesco, alla fine dell'Udienza agli oltre Missionari della Misericordia, ha raccontato nuovamente (lo aveva fatto a inizio pontificato) di quando rubò la croce a un confessore morto. "Quella croce la porto qui con me da quel momento e chiedo a lui la grazia di essere misericordioso, la porto con me sempre", ha detto il Pontefice che ha voluto offrire la testimonianza di due grandi confessori. Il primo confessore, era un sacramentino (padre Aristi) che nonostante i lavori importanti nella sua congregazione, trovava sempre il tempo per andare al confessionale. "Io non so quanti, ma la maggioranza del clero di Buenos Aires - ha affermato il Papa - andava a confessarsi da lui. Anche quando san Giovanni Paolo II era a Buenos Aires e ha chiesto un confessore, dalla Nunziatura hanno chiamato lui. Era un uomo che ti dava il coraggio di andare avanti. Io ne ho fatto esperienza perché mi sono confessato da lui nel tempo in cui ero provinciale, per non farlo con il mio direttore gesuita... Quando cominciava 'bene, bene, sta bene', e ti incoraggiava: 'Và, và!'. Com'era buono". Alla sua morte (94 anni), Bergoglio ha riferito di essere subito andato dov'era la veglia funebre e di aver notato che non vi era alcun fiore accanto alla sua bara. "Pensavo: ma questo è il confessore di tutti noi! Questo mi ha colpito. Ho sentito - ha continuato il Papa - quanto brutta è la morte. Sono uscito e sono andato a 200 metri, dove c'era un posto di fiori, quelli che ci sono nelle strade, ho comprato alcuni fiori e sono tornato. E, mentre mettevo i fiori lì presso la bara, ho visto che nelle mani aveva il rosario... Il settimo comandamento dice: 'Non rubare'. Il rosario è rimasto là, ma mentre facevo finta di sistemare i fiori ho fatto così e ho preso la croce". Leggi anche: Papa Francesco da rabbrividire. La frase terrificante sul diavolo: "Ecco come vi distrugge la vita" Il secondo confessore citato da Francesco "è un cappuccino che ha la coda dei penitenti, di tutti i colori, poveri, ricchi, laici, preti, qualche vescovo, suore... tutti, non finisce mai. È un gran perdonatore, ma non un 'manica larga', un gran perdonatore, un gran misericordioso. E io sapevo questo - ha aggiunto il Pontefice -, lo conoscevo, due volte sono andato al santuario di Pompei dove lui confessava a Buenos Aires". "Adesso - ha continuato - ha 92 anni. In quel tempo ne avrà avuti, quando è venuto da me, 85. E mi ha detto: 'Voglio parlare con te perché ho un problema. Ho un grande scrupolo: a volte mi viene da perdonare troppo'. E mi spiegava: 'Io non posso perdonare una persona che viene a chiedere il perdono e dice che vorrebbe cambiare, che farà di tutto, ma non sa se ce la farà... Eppure io perdono! E a volte mi viene un'angoscia, uno scrupolo...'. E gli ho detto: 'Cosa fai quando ti viene questo scrupolo?'. E lui mi ha risposto così: 'Vado in cappella, nella cappella interna del convento, davanti al tabernacolo, e sinceramente chiedo scusa al Signore: 'Signore, perdonami, oggi ho perdonato troppo. Perdonami... Ma bada bene che sei stato tu a darmi il cattivo esempio!'. Così pregava quell'uomo", ha concluso Francesco.

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