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Bernardo Provenzano, la Corte europea condanna l'Italia: "Carcere troppo duro per il boss mafioso"

Caterina Spinelli
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Dopo il danno anche la beffa: la Corte europea ha condannato l'Italia con l'accusa di "carcere troppo duro" per Bernardo Provenzano. Al boss dei boss era stato prolungato, dal 23 marzo 2016 fino alla sua morte avvenuta il 13 luglio dello stesso anno, il regime carcerario del 41 bis. Secondo i giudici i magistrati italiani avrebbero violato il diritto del boss mafioso a non "essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti". Provenzano infatti è morto all'età di 81 anni, durante il ricovero all'ospedale San Paolo di Milano, a causa di una grave malattia. Leggi anche: Stato-Mafia: sulla trattativa di governo irrompe Cosa Nostra La Corte di Strasburgo ha affermato che la decisione di continuare la detenzione di Provenzano non ha leso i suoi diritti, perciò a essere contestato è l'articolo 41 bis. Questo prevede "l'isolamento del detenuto da tutti gli altri compagni, l'ora d'aria limitata a due ore al giorno, la sorveglianza costante da parte degli agenti, la limitazione dei colloqui con i familiari, il controllo della corrispondenza". Il tribunale di sorveglianza di Milano aveva già respinto la richiesta del legale del detenuto, Rosalba Di Gregorio, di attenuare il regime di detenzione per "il valore simbolico del suo percorso criminale" e perché "qualora non adeguatamente protetto nella persona e trovandosi in condizioni di debolezza fisica...è esposto a eventuali rappresaglie". Ma ora le cose sembrano cambiare. Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, non ha fatto attendere la sua risposta: "La Corte Europea di Strasburgo ha condannato l'Italia perché tenne in galera col carcere duro il signor Provenzano, condannato a 20 ergastoli per decine di omicidi, fino alla sua morte. Ennesima dimostrazione dell'inutilità di questo ennesimo baraccone europeo. Per l'Italia decidono gli Italiani, non altri".       

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