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Etna, l'allarme dei vulcanologi: "Eruzione finita troppo presto, ancora tanta energia sotto la montagna"

Matteo Legnani
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L'eruzione iniziata il 24 dicembre sull'Etna si è quasi esaurita. Ma secondo i vilcanologi, l'allarme è tutt'altro che superato. E il terremoto che ha colpito le pendici del vulcano nella notte tra Natale e Santo Stefano è un segnale preoccupante. "Perchè il vulcano ha ancora tanta energia sotto, che non trova sfogo" spiega il direttore dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania, Eugenio Privitera. "E le fratturazioni a bassa quota — continua — potrebbero essere collegate alla diminuzione della colata in cima. Da un sorvolo in elicottero abbiamo notato che le colate si stanno raffreddando, mentre sono quasi quintuplicate le emissioni di anidride solforosa dai crateri sommitali". Il vulcano sta cambiando, si sta trasformando e i terremoti sono il segnale di questi movimenti. "Finché non avrà trovato un suo equilibrio temo che continueremo a ballare — spiega al Corriere Rosario Basile, vecchia guida dell'Etna —, troppo presto si è esaurita l'eruzione in quota e non si può pensare che un eruzione finisca in tre giorni. Per esperienza spesso la propagazione delle fratture può avvenire anche a distanza di giorni". Leggi anche: Etna, terremoto di magnitudo 4,9 nella notte: crolli e feriti, l'incubo sciame sismico

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