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Cesare Battisti, la clamorosa indiscrezione: così proverà a farla franca, "buone probabilità di successo"

Giulio Bucchi
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Confessione sì, pentimento no. Cesare Battisti conta di uscire dal carcere di Oristano il prima possibile, riducendo dunque al minimo la pena all'ergastolo a cui è stato condannato dalla giustizia italiana. È il Messaggero a riferire la strategia difensiva del terrorista rosso riportato in Italia lunedì dopo una fuga lunga 37 anni e l'estradizione dalla Bolivia.  Leggi anche: "Ma qui si può...?". La prima pretesa del "signorino" Battisti appena entrato in carcere La difesa guidata dall'avvocato Davide Steccanella affronterà subito il primo nodo, "il cosiddetto ergastolo ostativo, quello che impedisce, ai condannati per mafia e terrorismo al carcere a vita, di accedere a qualunque beneficio previsto dall'ordinamento penitenziario". Battisti vorrebbe poter accedere a lavoro esterno, affidamento in prova e misure alternative alla detenzione. Il rischio è che la spunti, ma tra 10 anni, perché la legge del 1991 non può avere valore retroattivo rispetto alle sue condanne risalenti a inizio anni 80. Poi il legale, scrive il Messaggero, tenterà "con buone probabilità di successo di ottenere che nel calcolo della pena di Battisti vengano computati i circa 7 anni di carcere già scontati". Ultima carta: il terrorista si dichiarerà disposto a collaborare con la giustizia, "per quanto i processi e le inchieste su quegli anni siano conclusi da tempo con condanne definitive e non ci siano più indagini in corso". Tutte le istanze dovranno essere valutate dal tribunale di Sorveglianza. Resta un altro problema: "Il risarcimento alle famiglie. Battisti non ha mai pagato neppure economicamente il conto con i parenti delle vittime".

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