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Palazzo Chigi, corna e ricatti tra centralinisti: chi finisce a processo a Roma

Ventura Cigno
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Un centralista di palazzo Chigi avrebbe registrato gli incontri di due colleghi amanti intimandogli: "Io vi garantisco il silenzio e voi lasciate il lavoro". Questa in estrema sintesi la vicenda su cui alza il velo il Corriere della Sera. Una vicenda finita in tribunale: il gip di Roma ha rinviato a giudizio il cinquantenne per tentata estorsione e installazione di strumentazioni atte a intercettare conversazioni telegrafiche e telefoniche. Al centro della "spy-story" c'è Gilberto Rizzo, accusato di aver registrato le piccanti conversazioni di due colleghi. Discorsi che, tra l'altro, avvenivano nelle stanze riservate del centralino di Palazzo Chigi. L'uomo ha agito per screzi professionali: adirato con la coppia, che pare gli abbia sottratto dei benefici economici in seguito a una diversa ripartizione dei turni, il centralista ha pensato bene di ricattare i due amanti. Li ha minacciati di lasciare il lavoro, altrimenti avrebbe rivelato a tutti la loro tresca amorosa. Secondo le indagini della procura, Rizzo ha dato avvio al piano nel gennaio del 2017. Allora fece recapitare una busta anonima a uno dei due amanti; questa conteneva il cd con le registrazioni audio della coppia. Quando l'impiegata venne poi a sapere che il collega centralista era in possesso di quei materiali intimi non ci pensò un attimo e lo denunciò. Dopo l'intervento del legale della coppia, sono scattate non solo le indagini della procura ma anche quelle dell'ispettorato di sicurezza del Palazzo. Infatti, si temeva che qualcuno potesse avere in mano segreti di Stato. Esclusa questa ipotesi, si scoprì presto l'identità di Rizzo e il piano che aveva ordito; lo stesso lo aveva infatti confidato all'ex capo Ernesto Pignalberi. RETTIFICA - Pubblichiamo di seguito la nota di rettifica affidata da Ernesto Pignalberi al suo legale, avvocato Francesco Cigliano: Il dottor Pignalberi è del tutto estraneo alla vicenda e la notizia che il Rizzo gli avesse confidato "il piano ordito..." è contrario alla verità, oltre che lesiva della dignità, del decoro e delal sua reputazione personale e professionale.

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