Cerca
Cerca
+

Medici, la mannaia per i dottori pagati dalle case farmaceutiche: la lista

Gino Coala
  • a
  • a
  • a

"Finanziati" dalle case farmaceutiche: un lungo elenco di medici, ospedalieri e di famiglia, che hanno contatti appunto con i colossi del settore. Un modo per rendere ancora più trasparenti questi rapporti? Oppure un' iniziativa che rischia di trasformarsi in una gogna mediatica, come rilanciano gli stessi medici, che potrebbe mettere in crisi il rapporto di fiducia con i pazienti? Leggi anche: Farmaci da banco, da gennaio scatta il rincaro per 800 medicine: la tassa occulta in farmacia Succede infatti che il Codacons ha pubblicato sul proprio sito un elenco che comprende decine di migliaia di nomi, tra specialisti, primari, medici di base di tutte le province italiane. Si va dalla singola azienda ospedaliera fino all' Istituto superiore di sanità (125.660,00 nel 2016, 93.940,00 euro nel 2017 per "servizi e consulenze"). In Veneto, ieri, è scoppiato un putiferio dopo la pubblicazione dei nomi. PER I PAZIENTI L' iniziativa è nata, secondo quanto dichiara Carlo Rienzi, presidente del Codacons, «per aiutare i pazienti, in questo caso quelli veneti, per verificare se il proprio medico ha ricevuto finanziamenti dalle case farmaceutiche, potrebbero essere legittimi, ma devono essere dichiarati. È doveroso che un paziente conosca i rapporti tra il medico curante e le ditte produttrici dei medicinali che lui prescrive». In effetti, dal 2016 esiste un accordo stipulato tra Farmindustria e i medici stessi proprio per garantire la trasparenza di questi rapporti, un codice di condotta, che tra l' altro prevede che siano pubblicati tutti i contributi erogati dalle aziende a medici, società scientifiche e associazioni di pazienti. In ogni caso, la Codacons, con l' assistenza di un pool di legali, ha già diffidato i 7 Ordini dei medici del Veneto e i 4 del Friuli Venezia Giulia affinché impongano gli iscritti l' obbligo di esporre in ambulatorio cartelli che ne illustrino gli eventuali legami con le multinazionali dei farmaci. Inoltre, come spiega Rienzi, si vuole chiedere l' intervento della Guardia di Finanzia se queste entrate eventuali, vengano dichiarate al fisco. E l' elenco sarà inoltrato all' Anac, l' autorità anticorruzione. Chi vuole leggere il documento frutto delle ricerche dell' associazione deve comunque iscriversi alla Codacons. I CONVEGNI Sotto accusa, in modo particolare, le partecipazioni ai grandi convegni organizzati proprio dalle aziende. Risponde la categoria dei camici bianchi, puntando il dito e a sua volta accusando di aver dato vita ad una inutile caccia alle streghe. «Si rischia di rovinare il rapporto di fiducia con i malati», spiega Francesco Noce, presidente regionale veneto della Federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo), e poi sottolinea il fatto che «sono le case farmaceutiche a finanziare la ricerca». Tanto che gli stessi medici sono coinvolti negli studi clinici che tentano l' efficacia di determinati prodotti. E sono anche relatori ai famosi convegni organizzati dalle aziende, che comunque «consentono ai medici di accumulare i punti Ecm (educazione continua in medicina) di aggiornamento, considerando che è obbligatorio raggiungerne 150 in tre anni». A questo punto, non si può non pensare ad una inchiesta che anni fa fece molto scalpore, che coinvolse il colosso farmaceutico della Glaxo. La procura di Verona dopo sei anni di indagini e 4.713 indagati arrivò nel 2009 a sei condanne, a una sanzione e un patteggiamento. Tutti gli altri, medici, dipendenti Glaxo, informatori farmaceutici, farmacisti, dirigenti, assolti o usciti dall' inchiesta. In Parlamento è stata depositata una proposta di legge, la C.491, da parte di Massimo Enrico Baroni del Movimento Cinque Stelle, per rendere trasparente «i rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie», il cosiddetto Sunshine Act. E nell' ottobre scorso il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, ha presenziato all' audizione su questa proposta di legge presso la Commissione Affari Sociali della Camera. di Caterina Maniaci

Dai blog