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Immigrati, il sospetto sulle Ong: i barconi partono solo quando le loro navi sono pronte a intervenire

Cristina Agostini
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Ci sono dei dati inconfutabili che dimostrano che la presenza delle Ong nel Mediterraneo fa aumentare le partenze dei trafficanti di uomini. Quando le imbarcazione delle Ong non si trovano in acque Sar libiche o comunque nelle vicinanze per intervenire praticamente nessuno si avventura in mare. Per questo, rivela il Giornale, il Viminale sta indagando da tempo. Un esempio lampante è il caso del 6 novembre 2017 quanto 5 immigrati morirono affogati nel tentativo di raggiungere a nuoto la Sea Watch. In quel momento stava intervenendo una motovedetta libica ma l'equipaggio della nave Ong invitò gli extracomunitari a salire a bordo, nonostante la Guardia costiera stesse cercando di fare il suo lavoro. E fu una tragedia.  Leggi anche: "Ma non ti devi permettere!". Giordano demolisce il rosso sulle Ong, in diretta Insomma, i trafficanti sanno che quando le Ong sono in mare è sufficiente segnalare la presenza del gommone affinché i volontari partano. E per questo l'intelligence italiana sta indagando sugli affondamenti di alcuni gommoni. Un numero troppo alto, sospetto. Perché è vero che sono costituiti di materiale fragile, ma non tutti devono necessariamente sgonfiarsi facendo naufragare gli occupanti.  In ogni caso parlano i dati: da gennaio sono sbarcati in Italia 155 migranti, il 96,29 per cento in meno rispetto allo scorso anno e il 96,53 per cento in meno rispetto al 2017. La maggior parte di questi è stata recuperata dalle Ong o grazie a una segnalazione delle stesse. Quasi tutte le chiamate di soccorso da parte dei migranti partono da un Alarm Phone gestito sempre da Ong. Se si guardano i numeri del passato tutto torna: nel 2017 i recuperi avvenuti grazie alle Ong furono 6.609, contro i 3.485 delle navi dell'operazione Sophia. 

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