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Ong Mediterranea sfida Salvini: "La direttiva non vale, siamo italiani". Asse con Sea Watch, sospetto in Libia

Giulio Bucchi
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"La direttiva di Matteo Salvini non vale: è subordinata a legge e convenzioni internazionali''. Così, su Twitter, Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea Saving Humans della nave Mare Ionio, rilancia la battaglia per far sbarcare l'imbarcazione battente bandiera italiana a Lampedusa, a fronte del "porti chiusi" del Viminale. Nel frattempo, la Guardia di finanza è salita a bordo della Mare Ionia ferma a un miglio e mezzo da Lampedusa per "verificare le condizioni generali sulla navi e i documenti". Nessuna novità sul fronte dello sbarco. Gli esponenti della Finanza non hanno risposto alle richieste dell'equipaggio di poter far scendere i migranti. Luca Casarini, ex leader dei no global oggi membro della Ong, rilancia: "I migranti sono provati dopo avere vissuto una traversata caratterizzata dal maltempo. Noi siamo una nave battente bandiera italiana, non possono non consentirci lo sbarco". Leggi anche: "I migranti non metteranno piede in Italia". Ma Di Maio... Scontro in vista con Salvini Un nuovo braccio di ferro sulla pelle di 50 migranti che la Ong ha prelevato al largo della Libia con l'obiettivo poi di portare in Italia. La ricostruzione del salvataggio però presenta un dettaglio sospetto: la Mare Ionio ha soccorso i migranti a 42 miglia dalle coste libiche, mentre si trovavano a bordo di un gommone in avaria che imbarcava acqua. La segnalazione era arrivata dall'aereo di ricognizione Moonbird della Ong Sea Watch che avvertiva di una imbarcazione alla deriva in acque internazionali. Mare Ionio si è diretta verso la posizione segnalata e, informata la centrale operativa della Guardia costiera italiana, ha effettuato il soccorso ottemperando alle prescrizioni del diritto internazionale dei diritti umani e del mare, e del codice della navigazione italiano. Mare Ionio, fanno sapere dalla Ong, ha tratto in salvo tutte le persone a bordo comunicando a una motovedetta libica giunta sul posto di avere terminato le operazioni. Le persone a bordo si trovavano in mare da quasi due giorni e, nonostante le condizioni di salute risultino abbastanza stabili, erano tutte molto provate con problemi di disidratazione. Le autorità libiche avrebbero semplicemente chiesto alla Ong italiana "se occorreva qualcosa", per poi lasciarli tranquillamente partire in direzione Lampedusa. 

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