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Brescia, arrestato il direttore dell'Agenzia delle Entrate: "Ha favorito un clan mafioso"

Davide Locano
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Fanno girare le scatole certe notizie: il direttore dell' Agenzia delle Entrate di Brescia è stato arrestato. Corruzione. Secondo l' accusa avrebbe chiuso un occhio nei confronti di presunti mafiosi, i quali avevano messo in piedi un sistema per raggirare il fisco nella produttiva città lombarda. Caspita, al governo promettono lotta dura all' evasione, demonizzando chi usa il contante, poi scopri che coloro i quali dovrebbero dare la caccia ai furbetti del fisco in realtà sono in affari con la "Stidda", una branchia di Cosa Nostra. Leggi anche: Evasori in cella, Giovannini: "Abbiamo già tutti i nomi" L' altro ieri la procura bresciana ha emesso una settantina di provvedimenti cautelari nei confronti di persone ritenute colpevoli di aver commercializzato crediti d' imposta falsi per decine di milioni di euro. E questi presunti mafiosi l' avevano sempre fatta franca poiché - denunciano i pm - erano pieni di complici negli uffici che contano. Fra questi ci sarebbe Generoso Biondi, il grande capo delle Entrate a Brescia. Secondo gli inquirenti il direttore avrebbe in qualche modo agevolato, o comunque «ammorbidito» una serie di verifiche fiscali e patrimoniali nei confronti di alcuni imprenditori in cambio di favori, e non solo. Biondi però non sarebbe stato l' unico a commettere illeciti. In manette pure il funzionario Alessandro De Domenico. Nel registro degli indagati sarebbero stati iscritti anche altri collaboratori, funzionari e dipendenti dell' Agenzia. Ma pare che fra gli arrestati ci sarebbero addirittura alcuni militari della Guardia di Finanza, collusi o che non avrebbero lanciato un allarme di fronte a un reato. Generoso Biondi - che attende dal carcere di Canton Mombello la data dell' interrogatorio di garanzia - non è ahinoi il primo né l' ultimo a mettere in discussione il buon nome dell' Agenzia delle Entrate. A fine giugno, sempre in Lombardia, erano finiti in manette per corruzione e rivelazione di segreti d' ufficio Roberto Leoni, direttore delle Entrate di Varese ed ex capo degli sceriffi del fisco di Como. Insieme a lui fu preso anche un altro ex funzionario della Agenzia comasca, attualmente capo area dell' ufficio legale delle Entrate di Pavia. A febbraio invece, per aver praticato un extra sconto non dovuto a un imprenditore in cambio di oggetti preziosi, finì ai domiciliari il direttore dei signori delle tasse di Salerno, Emilio Vastarella. In totale, rivelarono dalla stessa Agenzia, dal 2000 al 2017 sono finiti sotto inchiesta 455 dipendenti, mentre in 107 sono stati condannati. In pratica 6 condanne all' anno. Numeri spaventosi se pensiamo a come le Entrate trattano invece i contribuenti da evasori. «Si continua a prevedere che nel 94% dei controlli deve essere trovato qualcosa; i cittadini - attacca l' ex viceministro Enrico Zanetti - spesso si interrogano su come sia possibile che ogni volta che c' è un controllo gli trovino sempre qualcosa. Ecco, bisogna dire ai cittadini che è scritto nero su bianco, gli uffici dell' Agenzia devono fare questo. Follia». Le Entrate poi chiedono l' Iva retroattiva alle autoscuole e inventano sistemi per prevenire l' evasione sulle piccole imprese (i famosi Isa) «sbagliati», come ha ammesso il neo viceministro all' Economia, Misiani. Di Maio poi agita le manette per gli evasori. Ma il Fisco perde la metà dei processi... Tira una brutta aria. di Giuliano Zulin

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