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Papa Francesco contro chi mangia troppo: perché quello del Pontefice è un affondo ipocrita

Davide Locano
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Padre perdonaci perché abbiamo peccato. Qui a Libero siamo (almeno in parte) persone semplici e di dispute teologiche ne seguiamo pochine. Abbiamo solo notato che, appena il Papa ha finito di parlare di cibo, a Matteo Salvini è venuta una colica, quindi vorremmo scaramanticamente allinearci ai nuovi dogmi sull' alimentazione con una certa celerità, per non rischiare di finire in corsia. Solo non capiamo: ma cos' ha di blasfemo la porchetta d' Ariccia? Perché scomunicare il capocollo? Ma soprattutto, perché devo aprire Twitter e trovare un comunicato del Vaticano che ci dice cosa dobbiamo ordinare a pranzo come un servizio di Bigodino.it? Leggi anche: Papa Francesco, il segreto sulla rapida ascesa di Domenico Giani Siamo tormentati da queste domande da ieri, ovvero da quando Francesco ha mandato il seguente messaggio alla Fao (agenzia dell' Onu che si occupa di cosa mettiamo nello stomaco): «A causa della malnutrizione, le patologie legate all' opulenza possono derivare da uno squilibrio "per eccesso", i cui effetti sono spesso diabete, malattie cardiovascolari e altre forme di malattie degenerative». Insomma dovete piantarla con le salsicce e seguire gli esempi virtuosi. Il prelato argentino, per esempio, è celebre anche per avere un rapporto con la tavola quasi ascetico. Quando è diventato Papa, i suoi confratelli hanno raccontato di quanto erano terribili le visite nella sua parrocchia, dove si trovavano per pranzo e cena solo minestre, tozzi di pane e acqua del rubinetto. Con tutto rispetto, vorremmo anche conoscere la ricetta di questa benedetta zuppa, perché non è che Bergoglio sia filiforme, anzi. Al di là delle cronache agiografiche, lo abbiamo spesso visto addentare pizze, lasagne e così via. PECCATI Detto ciò, la gola è un peccato e di conseguenza non vorremmo trascendere, solo un cretino potrebbe star qui a ironizzare sulla forma sferica di tanti cardinali, di preti voraci come squali-balena o di monsignori che non passano più dalla porta santa del Laterano. Qui parliamo di cose serie e applaudiamo quando il Pontefice ci dice che «i disturbi alimentari si possono combattere solo coltivando stili di vita ispirati ad una visione riconoscente di ciò che ci viene dato, cercando la temperanza, la moderazione, l' astinenza, il dominio di sé e la solidarietà». RICCHI E POVERI Una cosa però va chiarita. Non si può accusare l' Occidente di tutto. Il vescovo di Roma ha scritto anche che il problema dell' obesità ormai riguarda anche i «Paesi a basso reddito, dove si continua a mangiare poco e male, copiando modelli alimentari delle aree sviluppate». In pratica, è colpa degli italiani pure se nei bassifondi di Città del Messico s' ingozzano di tacos e sono diventati grassi come preti (già, a Milano si dice così, "grassi come preti", chissà perché)? Che poi non è neanche vero, le nazioni più lardose del mondo sono quasi tutte ricche, partendo dagli Stati Uniti per arrivare alla Germania. Per il resto, c' è sicuramente un dramma in atto nelle isole del Pacifico, dove pare che la metà della popolazione soffra di obesità. Ma esiste una classifica degli Stati più ciccioni e tra i primi dieci non ne figura neanche uno che definiremmo povero. E soprattutto non si possono accusare i Paesi evoluti di tutto: o stanno affamando l' Africa o la stanno ingozzando. Poi qualcosa di vero c' è: anche nelle società opulente le classi agiate sono tendenzialmente più in forma di quelle meno fortunate. Probabilmente a causa di una miglior informazione sui rischi di una cattiva condotta alimentare. O forse perché ci si consola mangiando. Ma potremmo anche perdonare: lasciate che questi poveracci si facciano un piatto di pasta di troppo senza lanciargli anatemi. di Lorenzo Mottola

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