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Papa Francesco, guerra in Vaticano tra Aif e gendarmeria. I dettagli sconcertanti sulla perquisizione

Giulio Bucchi
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Scontro precedenti in Vaticano tra la magistratura di Papa Francesco e l'Aif, l'Authority di vigilanza finanziaria, sul caso Moneyval. Il presidente dell'Aif René Bruelhart ha difeso a spada tratta il direttore Tommaso Di Ruzza, perquisito insieme ad altri 4 funzionari della Segreteria di Stato vaticana dalla gendarmeria di Bergoglio che stava indagando su presunte attività finanziarie illecite legate all'acquisto di un immobile a Londra dopo che lo Ior aveva negato un prestito per estinguere il mutuo necessario.  Leggi anche: "In Vaticano una volontà chiara". Gianluigi Nuzzi da Porro fa "saltare in aria" Bergoglio Quella perquisizione è stata un vero e proprio terremoto. Non ne era a conoscenza monsignor Pietro Parolin, cardinale segretario di Stato. E come riporta il Messaggero, "è avvenuta sotto gli occhi allibiti di tutti i dipendenti, visto che nessuno aveva mai osato profanare il sancta sanctorum del potere assoluto del Papa". A farne le spese, come noto, l'ormai ex capo della Gendarmeria vaticana Domenico Giani, costretto a dimettersi "per una foto segnaletica dei 5 funzionari e per avere portato a termine il compito con modi talmente spicci da costringere a togliersi le scarpe l'unica donna, ancora sotto choc, sospettata di nascondere una pen-drive nei tacchi". I 5 funzionari a oggi non risultano indagati ma "sono stati sospesi dallo stipendio, dalle funzioni e a loro è stato interdetto l'ingresso dello Stato". Troppo, secondo l'Aif, che conferma la fiducia a Di Ruzza sostenendo la legittimità del suo operato e sottolineando, di fatto, di non avere alcuna fiducia nella magistratura di Papa Francesco. 

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