Il tabaccaio padovano spara al ladro, assolto: "Cambio lavoro, ho paura e lo Stato..."

di Benedetta Vitettadomenica 5 novembre 2017
Il tabaccaio padovano spara al ladro, assolto: "Cambio lavoro, ho paura e lo Stato..."
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Franco Birolo, il tabaccaio del padovano, assolto in secondo grado ("perché il fatto non costituisce reato") dopo aver sparato ed ucciso nell'aprile 2012 un moldavo che era entrato nel negozio ha deciso di abbassare definitivamente la saracinesca per dedicarsi ad altro. Al lavoro nei campi. "Lo Stato non ti difende. Chiudo tutto e faccio l'agricoltore" si sfoga in un articolo de Il Giornale. Dopo una lunga vicenda giudiziaria, lo scorso marzo il tabaccaio di Civè di Correzzola (Padova) è stato assolto è nonostante questo, la paura che tutto ciò possa riaccadere, il timore di finire rigettato nel calvario giudiziario e la rabbia per non aver percepito nemmeno un soldo di risarcimento, è ancora vivo. "Chiudo tutto e mi dedico ad altro" spiega Birolo, "ho preso questa decisione perché questo iter giudiziario di cinque anni, ha tolto tempo alla mia famiglia. Ho deciso di dedicarmi all'attività agricola dei miei e poi perché ho paura. Ho paura che possa ricapitare, non sono immune da queste situazioni. E se ricapita il sistema giudiziario non ti protegge. La giustizia dovrebbe essere dalla parte delle vittime, non far passare cinque anni di calvario a una persona. Non ho scelto io di fare la parte del delinquente e finire nelle aule di giustizia. Io ho scelto di lavorare, di andare a letto la sera e di svegliarmi al mattino presto per essere efficiente. Non per rincorrere i ladri nel mio negozio". Da quando è rimasto colpito da questa vicenda, il tabaccaio è sostenuto dall'Unavi, l'associazione che riunisce i famigliari delle vittime dei reati violenti e dall'Osservatorio nazionale sostegno vittime. "Loro danno una mano" dice a Il Giornale, "cosa che lo Stato non fa. Nessun risarcimento ho visto per quello che ho passato e con due gradi di giudizio e cinque anni di procedimento penale, veda lei quanti soldi posso aver speso. L'avvocato me lo sono pagato. Sono stato aiutato per una piccola parte da un fondo di solidarietà del Comune ma non basta a coprire le spese totali». In primo grado il tabaccaio era stato condannato a due anni e otto mesi, oltre al risarcimento dei danni della madre e della sorella della vittima Igor Ursu, quantificati in 325mila euro. La sentenza emessa dal tribunale di Padova aveva scatenato furiose polemiche. «Io non mi sento sicuro" conclude, "mi devo difendere sia dai delinquenti sia dal sistema giudiziario. Se non ci si difende si fanno i conti con i criminali, se ci si difende con i calvari successivi».