Il patto per le riforme è quasi chiuso. Pd e Forza Italia hanno trovato un punto d'incontro. Il vertice tra Maria Elena Boschi e Paolo Romani avrebbe ridefinito l'assetto della riforme e il nuovo Senato. Per quanto riguarda palazzo Madama, il nuovo Senato avrà competenza sulla legislazione regionale e su quella europea, co-eleggerà il presidente della Repubblica, il Csm e i giudici costituzionali e avrà voce su leggi elettorali e riforme Costituzionali. Arriva l'intesa anche sulla composizione. Come cambia il Senato - Lo schema che fonti vicine a Forza Italia e Pd definiscono “quasi definitivo” prevede che il nuovo Senato sia composto da cento senatori, tutti di “secondo livello”: cinque “a vita” nominati per la durata di sette anni dal capo dello Stato, 21 sindaci (per la durata del loro mandato) e tutti gli altri indicati dai consigli regionali al loro interno (anch’essi in carica per la durata dei consigli regionali). C'è attesa per le ultime trattative sul numero dei senatori a vita e su quello dei sindaci che, per Forza Italia, dovrebbe scendere ancora. Mentre per il Pd il pacchetto è chiuso. Ma è anche legato alla discussione parallela che sta avvenendo sulla legge elettorale, che il premier vuole approvare subito dopo il passaggio al Senato della prima lettura. Ovvero entro l’estate. Resta da sciogliere il nodo sulla legge elettorale. La legge elettorale - Il nuovo Italicum, al momento, dovrebbe prevedere la soglia del 40 per cento per accedere al ballottaggio e soglie di coalizione più basse. Mentre è ancora da definire il discorso delle preferenze che non piace a Forza Italia. Su questo fronte Romani parla di “incontro positivo” in cui si sono fatti “passi in avanti rispetto al testo base” ma allo stesso tempo sottolinea che “c’è ancora da fare”. Da martedì si vota in commissione. Dal 3 luglio in Aula.