Il mistero di quei 60mila eurorubati nella casa di Vidal

Il commercialista: se a un mio cliente avessero scoperto una così grossa somma in contanti, chissà quanti controlli...
di Matteo Legnanidomenica 19 gennaio 2014
Il mistero di quei 60mila eurorubati nella casa di Vidal
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Arturo Vidal, il campioncino cileno della Juventus, è un essere umano come tutti. Come tale può subire un furto in casa, anche se in quanto calciatore rischia di rimetterci più soldi di un più modesto operaio. La dimostrazione è avvenuta venerdì sera, quando due ladri sono riusciti a introdursi nella sua abitazione a Moncalieri e hanno portato via un bottino da 150mila euro, di cui 60mila in contanti. Ripetiamo, sessantamila euro in contanti. Cifra notevole da tenere in casa. Sia chiaro, Vidal non ha commesso alcun reato, anzi di questa spiacevole vicenda è vittima. Però gli addetti ai lavori notano qualcosa di strano, qualcosa che a un comune cittadino forse non capiterebbe. "Tutti i quotidiani riportano la notizia del furto» commenta il commercialista milanese Guido Beltrame, «nessuno, però, si interroga su cosa dovesse farci il calciatore con tutti quei soldi in contanti. Sarebbe carino che l’Agenzia delle Entrate o la Guardia di Finanza lo convocassero e gli chiedessero gli ultimi estratti conto (come fanno con noi comuni mortali, ndr) per cercare i prelievi da 250-500 euro ciascuno che han formato il tesoretto paragonabile a un anno di stipendio di due o tre impiegati". Beltrame si domanda cosa sarebbe successo se un’altra persona, diversa da un noto calciatore, avesse denunciato il furto di una cifra simile custodita in contanti a casa. E senza pensarci troppo, dà anche la risposta. "Fosse successo a un mio cliente, il giorno dopo la Finanza mi avrebbe chiesto documenti per effettuare un controllo. So benissimo che è del tutto lecito detenere contanti ma noi cittadini comuni, che abbiamo a che fare con redditometro, studi di settore e altri meccanismi, e che dobbiamo essere in grado di giustificare ogni spillo che compriamo e di cui disponiamo, troviamo curioso che nessuno si faccia domande sul caso Vidal.  Perché i casi sono tre"continua Beltrame, "o il calciatore doveva pagare immediatamente almeno 60 fornitori (ciascuno da mille euro, tetto massimo concesso per i pagamenti in contanti); o li ha introdotti da un altro Paese e quindi avrebbe dovuto denunciarli (cosa che potrebbe aver fatto, ndr); o ha incassato soldi in nero. In ogni caso qualcosa non torna. Per quanto possa essere elevato il suo tenore di vita è anomalo che abbia 60mila euro in contanti. Dovrebbero esserci almeno 120 prelievi dal bancomat, un bell’impegno".  Certo, è possibile, anche se in virtù del numero di allenamenti e partite sostenute da Vidal, il calciatore dovrebbe delegare qualcun altro a prelevare denaro, perché altrimenti trascorrerebbe il suo tempo libero davanti a un bancomat. Potrebbe averli ritirati in banca? Può essere, e comunque sopra i 10mila euro parte in automatico una segnalazione dall’istituto di credito.  Non può certo essere il suo stipendio, posto che è impossibile che il club lo paghi in contanti. Se dovessero essere compensi percepiti nel 2013 avrà tempo fino a giugno per dichiararli. Se poi i 60mila euro fossero il contenuto della calza della Befana avrà tempo addirittura fino a giugno 2015 per compilare la dichiarazione dei redditi. Aspettiamo fiduciosi che l’Agenzia delle Entrate o la Finanza si muovano per indagare come previsto dall’art. 32 del DPR 600/73: “Per l’adempimento dei loro compiti gli uffici delle imposte possono invitare i contribuenti, indicandone il motivo, a comparire di persona o per mezzo di rappresentanti per fornire dati e notizie rilevanti ai fini dell’accertamento nei loro confronti". Per Vidal, centrocampista della nazionale cilena, sarebbe una convocazione inedita.  di Salvatore Garzillo