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Coronavirus, nuovo focolaio e nuova zona rossa: la vera battaglia si combatte a Bergamo

Costanza Cavalli
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Mentre gli specialisti ripetevano una volta di più che il coronavirus non è ebola né la peste, ieri il pallottoliere dei contagi ha girato più veloce dei giorni scorsi, e verso sera all' assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera è toccato constatare che «stiamo registrando un incremento costante»: sono arrivati a 1.520 (quasi trecento in più rispetto al giorno precedente, lunedì) di cui 93 a Milano e hinterland: 698 sono ospedalizzati, 167 in terapia intensiva, 461 in isolamento domestico, 55 sono deceduti. Anche sul suolo nazionale i numeri destano la stessa preoccupazione: sono 2.263 i positivi, 428 in più di lunedì, 11 le nuove guarigioni ma 27 i nuovi decessi (che hanno raggiunto quota 79), pazienti che avevano tra i 55 e i 101 anni.

È ancora la Lombardia a destare la preoccupazione maggiore: nonostante per ora sembri scongiurato il pericolo di carenza di letti nei reparti di terapia intensiva - grazie agli ospedali di Seriate, di Lodi e di Crema, a esclusiva vocazione coronavirus - la bergamasca trema. L' ospedale Papa Giovanni XXIII del capoluogo orobico è infatti uno dei più affollati da pazienti in condizioni critiche. Con novecento posti letto totali a disposizione si è dovuto riorganizzare: sono state liberate delle aree di chirurgia e terapia intensiva, e parte degli infetti saranno trasferiti all' ospedale di Seriate. Al momento a Bergamo sono ricoverate 126 persone affette dal virus, di cui 25 in terapia intensiva.

FOCOLAIO SATELLITE - Proprio a Bergamo ieri un bimbo di poche settimane è stato ricoverato in patologia neonatale, è in isolamento ma respira autonomamente. La crescita dei contagi in provincia di Bergamo «impone una riflessione dei tecnici, cui abbiamo chiesto di suggerire interventi. Se ci diranno che l' unico modo per contenere la malattia è di istituire un' altra zona rossa, ne prenderemo atto», ha dichiarato ieri Gallera.
Dello stesso parere il direttore del Dipartimento di infettivologia Gianni Rezza dell' Istituto superiore di sanità: «Credo che la zona rossa vada rimodulata. Non credo che vada estesa anche alla città di Milano», ha chiarito, «ma piuttosto a Comuni più colpiti, come Bergamo, che è diventato focolaio satellite del virus».

Oltre ai 350 infermieri neolaureati che la Lombardia assumerà entro metà marzo, anche il ministero della Difesa accorre ad aiutare la regione: da oggi la caserma Annibaldi di Baggio, quartiere periferico di Milano, accoglierà i primi 50 cittadini che dovranno sottoporsi ai quattordici giorni di isolamento. Allo studio è anche l' utilizzo della struttura militare di Linate, che offrirebbe circa 60 posti, cui si potrebbero aggiungere altri 61 letti nell' ex base del 50° Stormo, nel Piacentino. Sul territorio nazionale saranno disponibili 2.200 stanze, circa 6.600 posti letto: oltre alla Cecchignola, le strutture in corso di utilizzo richieste alla Difesa sono il polo alloggiativo della Scuola di Applicazione militare presso la caserma Riberi di Torino e il Policlinico militare Celio di Roma, che fornisce anche assistenza ospedaliera. Non solo: il ministero fornirà alle regioni che lo richiedono una quota del proprio personale medico. Per la Lombardia, Guerini sta predisponendo il pronto invio di 10 medici e 14 infermieri, per un totale di 20 medici e 20 infermieri nei prossimi dieci giorni.

BIOBANCHE - Intanto, il San Raffaele ha comunicato ieri di aver isolato il virus da due pazienti dell' area milanese: «È auspicabile che questi nostri virus isolati, come quelli ottenuti allo Spallanzani e al Sacco, siano gestiti in biobanche che possano fornire materiale per la ricerca», ha spiegato Massimo Clementi, ordinario di Microbiologia e Virologia, a capo del team che ha isolato il ceppo. 

Le città del Paese si organizzano come possono: a Bologna, per esempio, è stato istituito uno sportello che offre supporto psicologico gratuito per superare le paure causate dall' emergenza coronavirus; alla Regione Veneto l' aula consiliare è stata riorganizzata per lavorare nel rispetto della regola del metro di distanza tra un soggetto e l' altro. 

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