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“Pronunciare coronavirus all'inglese è uno snobismo”: la Crusca sulla scelta di Di Maio

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“Pronunciare la parola ‘coronavirus’ all’inglese è uno snobismo”. Ad affermarlo è l’Accademia della Crusca, che commenta così la scelta del ministro degli Esteri Luigi Di Maio di pronunciare ‘all’inglese il termine ‘coronavirus’ (dunque, ‘Coronavairus’). “Resta discutibile e poco opportuna, ed è ascrivibile alla categoria di quello che i linguisti chiamano ‘snobismo’: avrà sentito pronunciare così da colleghi o esperti esteri, e l’ha ripetuto a sua volta in italiano”. È questa l’opinione di Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca. Il termine Coronavirus non è direttamente derivato dal latino ma è un anglismo: lo si nota dalla posizione delle parole che formano il composto. ”È un composto esogeno, ovvero un ‘dono’ dell’inglese”, seppure coniato mediante elementi latini - dice Marazzini - Non a caso, l’attestazione più antica nota era proprio in lingua inglese, alla data del 1968, registrata anche dall’Oxford dictionary”.

 

 

 

Marazzini parla dopo un primo intervento del linguista Salvatore Claudio Sgroi dell’Università di Catania, che aveva preso le difese del titolare della Farnesina. “Condivido perfettamente la sua difesa condotta contro chi magari dimentica che altre parole anglo-latine vengono comunemente anglicizzate, come mass-media pronunciato ‘mass-midia’, o Juventus stadium pronunciato ‘Juventus stedium’”.

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