Il Ku Klux Klan (Kkk), che, in America, riuniscexenofobi e razzisti nascosti dietro al tradizionale cappuccio sbarca anche inItalia e lo fa via internet. In rete, è stato fondato un “Reame d'Italia”. Adanimarlo è il movimento degli 'Unitednorthern and southern knights of the Kkk' (l'acronimo è Unsk), la piùimportante ramificazione americana del Ku Klux Klan, con il suo quartiergenerale a Fraser, nel Michigan. Dal loro sito (http://www.unskkkk.com/) si può accedere ai“reami europei”, Germania, Belgio, Gran Bretagna e Italia. "Cerchiamo brave persone" - “Gli United Northernand Southern Knights of the Ku Klux Klan – si legge nel delirante comunicatofirmato ‘Gran Dragon’ - sono alla costante ricerca di brave persone di fedeCristiana, gente onesta stanca di vedersi espropriare di tutto quello per cuiha duramente lavorato. Oggi stiamo perdendo i nostri posti di lavoro, le nostrecase e la nostra libertà. Il tempo stà scadendo e, anche se non avete maicondiviso le idee del Klan nel passato, sappiate che siamo qui per batterci perla nostra Stirpe, per le nostre Nazioni, Identità e Religione. Di questi tempisi parla molto di orgoglio nero, orgoglio ebraico, orgoglio ispanico eaddirittura di orgoglio "gay". Esiste solo UN segmento maggioritariodella popolazione che non viene incoraggiato ad essere orgoglioso della propriadiscendenza e delle conquiste dei propri avi... Quel gruppo etnico è la RAZZABIANCA”. Comunque il delirio degli incappucciati suona strano dirlo, ma nondiscrimina tutti: esiste infatti anche una sezione femminile con apposita capache si rivolge alle donne. Per gli uomini il Gran Dragon per le donne la GreatKlaliff. “Mie care Sorelle Bianche e Cristiane – esordisce l’appassionatomessaggio - Troppo a lungo siamo rimaste sedute in secondo piano e abbiamopermesso il progressivo lavaggio del cervello della nostra Stirpe nel pensareche non ci sia nulla di sbagliato nella mescolanza razziale. Invece di alzarcie rifiutare di divenire vittime della propaganda dei media siamo rimaste inermie abbiamo dimenticato il credo dei nostri Avi e per cosa essi si sono battuti.Così facendo abbiamo dimenticato la nostra intera discendenza”. La nostraStirpe – avverte la firmataria dell’appello - non avrà un futuro se continuiamoa credere alle menzogne che progressivamente ci vengono propinate. I nostriFratelli Bianchi Cristiani sono in grado di riconoscere la verità, ORA è ilmomento anche per noi Brave, Forti e Orgogliose Donne Italiane Bianche eCristiane, di ergerci al fianco dei nostri Fratelli e di smetterla di crederealle menzogne. I media diffondono le loro menzogne nelle nostre case e nellenostre vite ogni giorno e in modo sempre più malevolo. Dobbiamo levarci Forti eOrgogliose al fianco dei nostri Fratelli e respingere queste falsità!”. Questosito non è una novità assoluta: nel 2007 l’organizzazione aveva già tentato di installarsianche in Italia, ma per dissidi interni l’esperienza si era conclusa in brevetempo. Ilno della Carfagna - No all'eventuale apertura di una sezioneitaliana del Ku Klus Klan. Lo dice il ministro per le pari opportunità MaraCarfagna in merito all'ipotesi lanciata dal sito di Repubblica. “Se non cifossero in ballo diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione comequello dell'uguaglianza e ci trovassimo di fronte a un vero e proprioinneggiamento all'odio nei confronti delle minoranze - spiega il ministro -l'apertura di una sezione italiana del Ku Klux Klan in Italia meriterebbe diessere semplicemente ignorata, per evitare una controproducente risonanza.Purtroppo, però, questa pagliacciata può diventare pericolosa, perchè citroviamo di fronte a persone che incitano nostri cittadini a discriminare neri,omosessuali, persone dall'orientamento religioso diverso dal nostro e lo fannosu siti e canali di comunicazione internet molto utilizzati dai più giovani evisibili a tutti, compresi i bambini. Ritengo quindi che, oltre a una severacondanna da parte di tutto il mondo politico, sia importante che gli organismipreposti al controllo della Rete, intervengano per evitare la diffusione dimessaggi così negativi e incivili. Che, certo, non possono avere cittadinanzain un Paese profondamente democratico e maturo come il nostro”. Michelangelo Bonessa