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Silvia Romano, il retroscena dall'ambasciata italiana in Somalia. La sua prima frase da libera sul velo islamico

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Appena messa in salvo all'ambasciata italiana a Mogadiscio, Silvia Romano ha fatto solo due richieste: mangiare una pizza e poter tenere indosso il tradizionale abito somalo e il velo. Davanti all'ambasciatore Alberto Vecchi, riporta il Corriere della Sera, la 24enne cooperante milanese liberata poche ore prima dopo un anno e mezzo di prigionia tra Kenya e Somalia, nelle mani dei jihadisti di Al Shabaab, alla domanda se avesse bisogno di cambiarsi, di avere altri abiti ha risposto secca: "No, sto bene così. Adesso mi chiamo Aisha, tornerò in Italia con questi vestiti. Continuerò a tenere il velo. Ne parlerò poi con mamma". A testimonianza di come la conversione all'Islam, avvenuta in presenza dei suoi carcerieri, sia diventato il fatto più rilevante della sua nuova vita, più ancora del ritorno a una normalità che sarà diversissima. 

 

 

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