Coronavirus, cosa ci "concede" il premier Conte da lunedì 18 maggio: il grande assente? Il buonsenso

venerdì 15 maggio 2020
Coronavirus, cosa ci "concede" il premier Conte da lunedì 18 maggio: il grande assente? Il buonsenso
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È ancora in corso il Consiglio dei ministri, iniziato poco dopo le 13. Si lavora per fugare ogni dubbio interpretativo, ma ormai è stato delineato ciò che si potrà fare o meno a partire da lunedì 18 maggio. La prima cosa che balza all’occhio leggendo la bozza del decreto è che le concessioni di Giuseppe Conte e compagni fanno a pugni con il buonsenso. Sì, perché da lunedì sono confermati gli spostamenti all’interno del territorio regionale senza alcuna limitazione: non solo si potranno incontrare congiunti e amici, ma è stato anche tolto il limite sul numero di persone che si possono vedere contemporaneamente.

Ovviamente non servirà più l’autocertificazione per muoversi all’interno della regione, mentre il foglio rimarrà per gli spostamenti tra regioni, che sono quelli più contestati dai cittadini: qual è il senso di riaprire in maniera indiscriminata le regioni e quindi consentire spostamenti per centinaia di km, salvo poi ignorare le petizioni e gli appelli dei congiunti fuori regione, che nella maggioranza dei casi sono separati da un confine immaginario e da pochissimi km? È un invito a trasgredire una legge stupida e quindi ad incassare altri soldi con multe immotivate? Non si avverte l’utilità di vietare spostamenti certificati almeno tra le regioni confinanti e a basso contagio, ma ormai è chiaro che il buonsenso non appartiene minimamente al governo e al carrozzone che decide al posto suo vita e morte degli italiani ai tempi del coronavirus. Secondo il nuovo decreto, il divieto di spostarsi da una regione all’altra rimarrà fino al 3 giugno, fatta eccezione per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza e per il rientro al proprio domicilio, abitazione o residenza. Oltre ai congiunti, anche le seconde case sono escluse, tranne quelle situate nella propria regione di residenza.

Per quanto riguarda bar e ristoranti, è ancora in corso la discussione perché i governatori ritengono troppo stringenti le restrizioni, al punto da spingere molti imprenditori a non riaprire affatto per il classico discorso del gioco che non vale la candela. Se nulla dovesse cambiare rispetto alla bozza, gli ingressi saranno contingentati in base all’ampiezza del locale e la superficie destinata a ciascun cliente è di 4 metri quadrati (mentre le regioni la vorrebbero di 1). Al ristorante dovrà invece essere rispettata la regola base della distanza di almeno due metri tra un tavolo e l’altro.

Per quanto riguarda invece i parrucchieri, le attività riprenderanno esclusivamente su prenotazione, mentre non ci saranno limitazioni su giorni e orari: l’importante è l’igienizzazione degli spazi, delle postazioni e degli strumenti di lavoro, oltre che del rispetto della distanza minima di almeno due metri. Insomma, qualcosa si muove ma in realtà Conte è riuscito a scontentare più o meno tutti: cittadini che dopo mesi di prigionia vogliono solo ricongiungersi ai familiari e che rischiano un crollo psicologico, imprenditori che hanno più possibilità di fallire riaprendo in queste condizioni che stando chiusi. Insomma, tanta confusione, poca concretezza e soprattutto ritardi cronici: non ci si può ridurre a poco più di 48 ore dal 18 maggio senza avere tutto chiaro e definito.