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Prato, la prof che fece sesso con l'alunno 14enne? Clamorosa scoperta sul marito al processo

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Filippo Facci
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A Prato hanno chiesto sette anni di carcere contro un' insegnante di 32 anni che ha avuto un figlio da un suo allievo di 14 (forse neanche), la quale poi avrebbe voluto continuare la relazione con il ragazzino, ricattandolo; c'è di mezzo anche il marito di lei, che dapprima aveva cercato di attribuirsi la paternità (smentita dalle prove del dna), il quale con l'insegnante aveva già avuto un figlio (suo) che ora ha tre anni. Questa la notizia secca, a molti già nota perché il caso è divenuto mediatico da tempo.

Nei processi mediatici - prima nota - i pubblici ministeri chiedono quasi sempre pene «durissime»: lo registriamo a mero titolo statistico. Nei processi mediatici inoltre si accelerano le risorse profuse per risolverli, e in genere vanno molto più in fretta degli altri dibattimenti, e le sentenze dei processi mediatici - nel nostro caso arriverà alla prossima udienza - spesso sono in effetti molto dure, almeno in primo grado: soprattutto se la vicenda ha dèstato particolare riprovazione.

Registriamo anche questo a titolo statistico. Poi c' è il merito, cioè le altre cose che si devono sapere. Tipo: la professoressa è stata dichiarata «pienamente responsabile» e la relazione sarebbe durata più di un anno, dopodiché il ragazzino avrebbe voluto interrompere, ma lei - se è vero - all' idea avrebbe minacciato di suicidarsi e dopo aver raccontato la storia a tutti.

L'accusa ha parlato di prime relazioni sessuali quando lui era 13enne (cosa proibita dalla legge in qualsiasi ogni caso, perché prima dei 14 anni si è privi di «personalità giuridica») e poi di una seconda fase da 14enne, in cui l'avrebbe ingravidata, e infine una terza fase addirittura con «violenza sessuale» indotta, quando lui cioè voleva mollare tutto e lei invece no. La difesa ha sempre definito il rapporto tra i due come consensuale (ricordiamo che un maschio non può ingravidare chicchessia se non è pienamente sviluppato, ossia in età puberale) e lei ha ammesso che «ero innamorata di quel ragazzino, ho perso la testa. Ma non l'ho sfiorato sino a quando non ha compiuto 14 anni», parole giurate davanti al giudice.

DNA E PATERNITÀ
In realtà le cose da sapere sarebbero tante altre, e sono complicate. Anzitutto: il neonato, anzi il bambino: chi sarà ad allevarlo e crescerlo? Può il tribunale entrare a gamba tesa nei vari equilibri familiari e sovvertirli? Il marito della donna - va detto - è ancora considerato il padre del bambino, nonostante il test del dna abbia rivelato altro: e certo non è intenzionato a disconoscerlo legalmente, anzi.

La legge dà prevalenza all'interesse del minore rispetto alla verità biologica: quindi la paternità rimane sua, per ora, al pari di quella nei confronti dell' altro bambino. Così, se lei fosse incarcerata, rimarrebbero entrambi senza una madre biologica. Sono cose da sapere, prima di avallare «sentenze durissime». 

Il ragazzo sedotto, che ora ha 15 anni, non potrebbe del resto veder riconosciuto il suo ruolo di padre: o meglio, potrebbe farlo giusto dai 15 anni in poi. La terza possibilità è che un curatore speciale (nominato dal tribunale) chieda un disconoscimento di paternità, ma pare tutto molto improbabile, al pari della possibilità che il Tribunale dei minori decida di togliere addirittura alla donna ogni capacità genitoriale: un caso limite, quasi mostruoso.

Prima di giudicare, comunque, una spolveratina di giurisprudenza e di relativismo non fanno male. Il reato in questione, in sostanza, è il 609 bis del codice penale: dice che viene punito chiunque compia atti sessuali con persone inferiori ai 14 anni. E se uno ne ha 13, e l' altro 16? Allora non si interviene: basta che la differenza di età non superi i tre anni. E se uno non sa l' età dell' altro? «Il colpevole non può invocare a propria scusa l' ignoranza dell' età della persona offesa, salvo che si tratti di ignoranza inevitabile». Non può.

OGNI PAESE UN LIMITE
La Cassazione ha confermato di recente. Chi ha meno di 14 anni è incapace di disporre consapevolmente del proprio corpo a fini sessuali, sancisce la Corte: e qui molti sorrideranno, o ricorderanno tempi diversi. O diranno, semplicemente, che ci sono 14enni che sono uomini fatti e strafatti, poi 14enni che sembrano dei neonati: la legge dovrebbe farsi un po' più elastica, o perlomeno i giudici. 

In questo l' Italia non sembra neppure come un paese bigotto e retrogrado: se la nostra legge fissa l' età del consenso a 14 anni, in paesi come la Svezia, la Francia e la Danimarca il limite è 15 anni; sale a 16 in Finlandia ma anche in Gran Bretagna, Belgio e Olanda. A 17 in Irlanda e a Cipro. A Malta addirittura a 18. Poi pensate alla Nigeria, dove il limite è fissato a 11 anni. Filippine e Angola: 12 anni.

Giappone: 13 anni, ma se sgarri e vai con un soggetto di 12 anni, ti prendi l' ergastolo. C' è un mondo molto vario, fuori da Prato. In Bahrain c' è il limite più alto del mondo: 21 anni. Una cosa è stra-certa: gli avvocati dell' imputata, Mattia Alfano e Massimo Nistri, dicono che nel tempo di internet la richiesta di riformulare la legge sull' età del consenso pare decisamente fondata. Hanno ragione. Ma pare che non basti.

  

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