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Luca Palamara, intercettazioni interrotte e dubbi sulla trascrizione: "Carabinierone" o "Pignatone"? Un caso clamoroso

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Il trojan che ha intercettato Luca Palamara è pieno di interruzioni. Secondo i difensori dell'ex presidente dell'Anm "durante l'ascolto delle fonie s'è potuto appurare, in molti casi, una sostanziale divergenza tra quanto riversato nei brogliacci e quanto effettivamente ascoltato". Lo rivela il Fatto Quotidiano, che però, nell'unico audio che ha potuto analizzare - quello della sera del 21 maggio, in cui Palamara incontra l'ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio - una divergenza, con la trascrizione del Gico, l'ha effettivamente riscontrata. L'audio tra le 21.53 e le 21.58 è stato classificato dal Gico come "rumori". E in effetti il fruscio è altissimo. Pochi secondi prima delle 21.58 c'è però un dialogo, di circa un minuto, Lì dove, secondo i finanzieri, Palamara dice la parola "carabinieroni" il Fatto ha invece sentito la parola "Pignatone". Nella trascrizione del Gico di quei pochi secondi non c'è mai la parola "Mattarella" che il Fatto ha invece sentito.

 

 

 

In un'altra occasione Palamara sembra fare il nome di Stefano Erbani (consigliere giuridico di Mattarella,) che nella trascrizione del Gico non c'è. In sostanza, gli audio possono essere interpretati diversamente, e su questo però la difesa di Palamara, nel dialogo con Fuzio, dà ragione a quello sentito dal quotidiano diretto da Marco Travaglio che a quello riportato invece dai finanzieri del Gico. Il Fatto poi ha anche contattato il consigliere giuridico del Quirinale, Stefano Erbani che, sulla vicenda trojan, ha ribadito: "Si tratta di una falsità totale e assolutamente incredibile". Il Quirinale già lo scorso anno commentò: "La Presidenza della Repubblica non dispone di notizie su indagini giudiziarie e dal Quirinale non può essere uscita alcuna informazione al riguardo". 

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