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Giuseppe Conte, tre ore sotto torchio: il precedente-Calderoli che preoccupa il premier

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L'audizione di Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese sulla vicenda della mancata zona rossa di Nembro e Alzano lombardo si è appena conclusa dopo tre ore di interrogatorio. A guidare i magistrati sull'inchiesta Maria Cristina Rota il pm che oggi, venerdì 12 giugno, si è recato a Palazzo Chigi per chiarire quanto davvero successo nel pieno dell'emergenza coronavirus. Una pm riservata, come la descrive il Giornale, ma che vanta nel suo curriculum grandi successi. Uno tra tutti l’omicidio di suor Maria Laura Mainetti, uccisa a coltellate a Chiavenna il 6 giugno del 2000 e per cui, venti anni dopo, la Rota scoprì qualcosa di molto più scottante delle tre minorenni che ammazzarono la religiosa alla termine di un rituale satanico. Magistrato dal 1992, il Corriere di Bergamo definì la Rota la pm "dei casi scomodi". Numerose le inchieste da lei promosse che spaziano dalle bombe piazzate in una villa a Gazzaniga nel 2014, a la “banda del Ragno” dedita a estorsioni e usura. Insomma, la Rota non si è fatta mancare nulla.

 

Basta pensare al processo a carico del senatore Roberto Calderoli per aver definito l’ex ministro Kyenge un “orango”. Fu proprio la Rota, insieme al collega Gianluigi Dottori, ad aver condotto l’indagine. Un passato che insomma la scagiona dall'ipotesi di essere filo-leghista e parteggiare per Attilio Fontana. Conte infatti ha solo un osso duro davanti a sè, niente di più.

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