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Autostrade sull'orlo del fallimento. I Benetton salvati dal crac: "Si sono mangiati un terzo degli utili"

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Spuntano fuori nuovi dettagli sulla mega scalata pubblica alla Società autostrade controllata dalla famiglia Benetton che passerà sotto la gestione pubblica di Cassa depositi e prestiti.  L'Aspi rappresenta una gallina dalle uova d'oro ormai spompata secondo le ricostruzioni di Franco Bechis su il Tempo.

Scrive  il direttore del quotidiano di Piazza Colonna: "Il bilancio consolidato 2019 ha chiuso  con una perdita di 291,3 milioni di euro, che si è mangiata un terzo degli utili accantonati negli anni precedenti a riserva. Ne restano ancora 566 milioni, ma non basteranno a coprire la perdita immaginata per il 2020, che potrebbe essere superiore al miliardo di euro.  Entro la fine dell'anno Cassa depositi e prestiti avrà la maggioranza di Autostrade per l'Italia (Aspi), e toccherà allo Stato coprire quel buco".

 

 

 

E visto che il trend è negativo e il governo vuole ridurre il margine operativo della società e abbassare le tariffe, lo Stato si troverà davanti una falla nei conti pubblici di una certa importanza, e non quell'affare della vita immaginato un po' ingenuamente dai vari Danilo Toninelli e grillini festanti". 

Bechis ricostruisce anche il crollo economico di Aspi su cui ha inciso in contemporaneo downrating delle tre principali agenzie: Moody' s, Fitch e Standard & Poor' "tanto che gli amministratori hanno dovuto scrivere nella nota integrativa del bilancio che 'il declassamento sotto il livello investment grade potrebbe esporre al rischio che Banca Europea per gli investimenti e, per quota parte del suo credito, Cassa depositi e prestiti, possano chiedere protezioni aggiuntive, e ove tali protezioni non fossero giudicate ragionevolmente soddisfacenti, ritengano di potere chiedere il rimborso anticipato del debito in essere (pari al 31 dicembre 2019, a circa euro 2,1 miliardi di euro).

L'eventuale inottemperanza a una richiesta di rimborso anticipato che fosse formulata da Bei e Cdp, sempreché legittima, potrebbe comportare analoghe richieste di rimborso da parte degli altri creditori della società, ivi inclusi gli obbligazionisti".

In pratica, secondo il Tempo,  "gli azionisti sapevano già di essere "ad un passo dal fallimento. Non era un allarme esagerato, perché qualcosa di simile è avvenuto. Aspi fra il primo di gennaio e il 26 aprile scorso quando ha perso il 35,5% dei ricavi rispetto all'anno precedente per l'effetto Covid 19. La perdita annua stimata da vari istituti, che hanno fatto una previsione, oscilla fra 850 milioni e un miliardo e 100 milioni di euro. A quel punto ha cercato un finanziamento per potere superare il periodo senza provocare quella catena di eventi infausti che si temeva. Il 3 aprile scorso ha presentato proprio a Cassa depositi e prestiti (Cdp) «una richiesta di erogazione per un importo totale di 200 milioni di euro a valere sul contratto di finanziamento stipulato con Cdp in data 15 dicembre 2017». Si trattava dunque di una quota di un prestito già accordato ma non erogato. Pratica che si immaginava rapidissima". 

"I Benetton ora sono felici di uscire da quell'inferno che non avrebbe dato loro più utili e che anzi rischiava di fare saltare tutto il gruppo. Infatti ieri hanno smentito le presunte dichiarazioni contro l'esproprio subito riportate da qualche giornale. Perché si liberano di un grosso guaio e lo scaricano ben volentieri sulle spalle dello Stato" . 
 

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