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Dpcm, anche Repubblica contro Giuseppe Conte: "Decisioni basate su dati vecchi di dieci giorni"

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"Le decisioni del governo si basano su dati vecchi di 10 giorni". I presidenti di Lombardia e Piemonte, Attilio Fontana e Alberto Cirio, lo hanno denunciato subito, bocciando in toto il nuovo dpcm dell'esecutivo, che prevede l'istituzione di zone rosse, arancioni e gialle. E a dirlo è stata persino La Repubblica, che in un articolo parla di "cortocircuito tra i tempi delle indicazioni tecniche e quelli delle decisioni politiche". Cosa ha fatto quindi il governo? Per inserire le sei Regioni nelle zone rossa e arancione ha usato il monitoraggio di venerdì scorso, 30 ottobre, basato sui dati dal 19 al 25 ottobre. Non proprio recenti, insomma. Il problema, però, è che nuovi dati non erano disponibili quando è stato adottato l'ultimo provvedimento. Come scrive Repubblica, ieri 4 ottobre la Cabina di regia si è riunita nel tentativo di fare un monitoraggio anticipato rispetto a quello solito del venerdì, ma non è stato possibile, perché i numeri inviati dalle Regioni non erano ancora completi. E così hanno dato il via libera all'utilizzo del vecchio rapporto. 

 

 

 

Il passaggio più delicato riguarda Veneto e Liguria, che in base al fattore di replicazione Rt, tra 1,25 e 1,50, e al rischio alto, calcolato grazie ai 21 indicatori del monitoraggio, avrebbero dovuto essere inserite in zona arancione, così come Puglia e Sicilia. Ma le due regioni sono state inserite nella fascia con meno restrizioni, quella gialla, semplicemente perché i dati non erano completi. Il prossimo monitoraggio è in programma domani, 6 novembre, e già domani, sulla base dei dati 26 ottobre-1 novembre, Liguria e Veneto potrebbero essere considerate zona arancione. Ma, come riporta Repubblica, non sono le sole che potrebbero cambiare in peggio. Anche la Toscana e la Campania probabilmente avranno dati peggiori che le porteranno verso misure più rigide.

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