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Coronavirus, l'allarme dei medici di Trento: "Dati non reali, qui si muore. Rianimazioni sature"

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I medici di Trento contestano il metodo usato dalla Provincia autonoma per conteggiare i positivi. Secondo la loro denuncia sottostimerebbe il numero reale. Marco Ioppi, presidente dell'ordine dei medici di Trento lo spiega chiaramente: "Vogliamo sottolineare le incongruenze e la situazione assurda che si sta venendo a creare. Noi abbiamo dati estremamente allarmanti e vogliamo che ci siano misure eccezionali. Il tasso di mortalità è decisamente elevato per 100mila abitanti, pari o superiore a tante altre Regioni. Abbiamo ricoveri in ospedale che sono decisamente superiori alla media nazionale", chiarisce. Secondo Ioppi, "i tamponi molecolari qui sono stati effettuati 10-12 giorni dopo quello rapido, quando ormai cioè i pazienti diventavano negativi. E quindi il numero dei notificati positivi era minore. Ma questo è un affronto al lavoro dei tanti medici e soprattutto a chi vuole essere curato".

 

 

 

 

Marco Scillieri, presidente provinciale dell'Anaao Assomed (l'associazione dei medici dirigenti) fa parte della direzione medica ospedaliera di Trento. "Stiamo osservando come il virus circoli liberamente e posso confermare che gli ospedali sono sotto pressione. Siamo al limite della saturazione della ricettività. Se dovesse esserci un incremento della curva dei malati o di quelli che necessitano di assistenza ospedaliera non abbiamo molto margine per prendercene cura. Intanto le urgenze sono garantite, ma l'attività programmata è molto ridotta", spiega allarmato. A parlare sono i numeri delle terapie intensive. "Per tutta la provincia prima dell'epidemia erano 30-40. Li abbiamo portati a 68. E oggi (ieri ndr) sono occupati 57 posti, di cui 44 covid. Dunque, l'80-90%. Quanto poi alle sub intensive, dove si trovano i pazienti non intubati, i 65 posti disponibili sono tutti occupati, rivela al Messaggero Scillieri.  I medici sono sotto pressione. Mancano gli specialisti. "La situazione è molto impegnativa ci prendiamo cura di pazienti che richiedono molta assistenza, hanno bisogno di attenzione particolare per la pronazione e per l'utilizzo della dialisi. Se dovesse aumentare il numero dei pazienti da curare il nostro limite sarebbe il personale. Ma anche in questa situazione per noi sicuramente è un carico di lavoro molto forte", conferma Giovanni Pedrotti, direttore di anestesia e rianimazione dell'ospedale di Rovereto". La risposta istituzionale non tarda ad arrivare: "La salute pubblica è rispettata. Siamo sicuri di aver garantito la salute pubblica. Il tema degli antigenici non è disciplinato", sentenzia Maurizio Fugatti, presidente della provincia di Trento. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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