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Multe, a Milano arrivano quelle già pagate: raccomandata con ingiunzione al pagamento, la rabbia dei cittadini

Renato Farina
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La postina esige al citofono la mia personale presenza sotto casa. Sono le ore 11 circa di sabato 12 dicembre. C'è da firmare una Raccomandata A.R. Non capitava più. La prudenza esigerebbe lontananza specialmente da un tipo ufficialmente a rischio come il sottoscritto, ma stavolta bisogna, il plico è più minaccioso del Covid agli occhi della operatrice intabarrata, che vedendomi canuto e mascherato abbozza un sorriso di compassione. Firmo con il dito lo schermo. Guardo e mi spavento. Sotto lo stemma del Comune di Milano compare il terrificante nome del mittente: «Direzione Specialistica Incassi e Riscossione Area Riscossione Coattiva e Sanzioni Codice della Strada». Dopo di che, una volta esibita la truce intestazione, il tono della missiva si fa affabile. Tranquillo ragazzo, siamo brave persone e il mio è un «Avviso Bonario». A scrivermi non è un ausiliario del traffico ma «Il Direttore Area Riscossione Coattiva e sanzioni» in persona. Con educazione mi invita ad aderire al «sollecito di pagamento». Con pazienza illustra al cittadino furbetto le colpe infallibilmente segnate su un librone elettronico: «Gentile Farina Renato, la banca dati della Polizia Locale del Comune di Milano riporta a Suo carico le seguenti sanzioni amministrative in attesa di pagamento». Aggiunge benevolo: se paga subito se la cava «senza maggiorazioni». Totale 631,00 di cui 6 per la benevola notifica. Segue l'elenco di 7 multe per infrazioni tutte commesse nell'estate 2017. Non le ha pagate, dice il dottor Scotti (si chiama così).

Maledizione, ricordo il nervoso quando arrivarono una dopo l'altra. Si riferivano tutte - salvo un eccesso di velocità - a attraversamenti dell'Area C (il centro di Milano vigilato da telecamere) senza il pagamento dei 5 euro entro il giorno successivo. Ero convinto sbagliando che il telepass fosse abilitato per saldare il pedaggio in automatico. Pensai allora, lasciando il segno delle cinque dita sulla fronte inutilmente vasta: chi non ha testa è giusto che paghi pegno, il cretino sono io. Possibile che mia moglie, delegata alla faticosa incombenza delle code in posta, si sia dimenticata 7 volte su 7 di versare la pecunia a Beppe Sala? Glielo chiedo. Lei risponde: «Cerco le ricevute». Vasto programma. La scorsa primavera avevamo in progetto un trasloco poi sfumato. Tanta roba buttata, fogli stracciati, documenti importanti inscatolati e piazzati in garage. La sorte delle 7 ricevute, peso totale 4 grammi, datate 2017, temo di conoscerla. Addio. Dico: «C'è il bollettino compilato per bene da Silvio con la cifra. Paghiamolo on line e non ci pensiamo più». Il dottor Scotti, con cui ormai sono entrato in confidenza e in famiglia chiamo Silvio, non ammette repliche. Ha messo le mani avanti: «Il presente avviso è un atto informativo e pertanto non è impugnabile; costituisce documento idoneo ad interrompere i termini per la prescrizione del credito».

Presa in giro

«No», dice con fermezza la mia signora che ogni tanto somiglia alla sposa di Giovannino Guareschi del Corrierino delle famiglie, «devono saltare fuori: non si regalano i soldi frutto del tuo duro lavoro e per rispetto delle mie sudate code». Sabato e domenica passano così nell'esercizio di una perquisizione effettuata con una perizia da far invidia alla Digos. Niente da fare. Sconfitto e furente mi ritiro. Mia moglie no. Ogni tanto sparisce verso la cantina, lei che non beve. La vedo infine salire con una specie di lucina negli occhi. In fondo a uno scatolone che avrei dovuto buttare ma com' è noto soffro di sciatica, ha pescato un involto con scritto «multe». La santa donna apre la busta. Eureka. Ora si tratta di paragonare i numeri del verbale con quelli delle ricevute, un riscontro di numeri e date che, se ci fosse giustizia, ci meriterebbe il trasloco presso il Comitato tecnico scientifico per il Covid. Tutto combacia. Non dobbiamo nulla. Sono felice e arrabbiato per la presa in giro. Mi precipito al telefono. L'avviso bonariamente diceva di telefonare per spiegazioni allo 020202. Dopo aver percorso una trafila di passaggi e tasti non arrivo da nessuna parte. Trovo una noterella. Si può aprire il sito https://servizicrm.comune.milano.it/cdmlogin/AvvisiBonariCds. Indi seguire le istruzioni. Lo faccio. Pesco il modulo. Lo riempio. Mi chiedono di trasmettere la documentazione: le 7 ricevute. Ne faccio la scansione al computer. Il primo allegato si incolla al modulo elettronico che è una meraviglia. Poi compare la scritta: ha superato il numero massimo di allegati. Cioè uno. Devo rifare la coda 7 volte su internet? Ci provo stanotte, sono un cittadino esemplare.

Il sospetto

Se qualcuno mi legge vorrei controllare anch' io, secondo la legge della par condicio. Voi controllate le mie ricevute? Io voglio verificare se c'è davvero la pagina elettronica dove risulto inadempiente. Chi ha fallato e quando. Tutte e sette le multe sparite con un colpo di magia? Non è che mi fido tanto di Beppe Sala e del dottor Scotti, parlandone con il dovuto rispetto. E se semplicemente ci provano? Il calcolo è semplice: quanti conservano dopo tre anni le ricevute, e soprattutto riescono a trovarle? Facciamo uno su due? Il resto è ciccia: paghi o raddoppi la multa. Immagino la replica: «Non hai le ricevute, ma giuri di aver pagato? La legge è legge, figliolo, dovevi conservarle con cura e noi esercitiamo un diritto». Mi chiedo se non esiste il diritto a non essere stalkerato dalla burocrazia. Perché se io sbaglio devo giustamente pagare, non sono ammesse dimenticanze, e invece la pubblica amministrazione calpesta impunita le mie aiuole? Gli Alti Papaveri degli uffici possono mandare atti (dis)informativi sbagliati, facendo perdere a un poverocristo di cittadino un sacco di tempo, logorandone i nervi, e poi andarsene via tranquilli, con le gote rugiadose, senza neppure offrirmi un Cynar? 

 

 

 

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