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Dpcm e Italia a fasce colorate, l'accusa al governo: "I conti non tornano". Il sospetto del maxi-esperto su aperture e chiusure

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"L'algoritmo che definisce i colori delle regioni è poco trasparente": ne è convinto Federico Fuga, ingegnere elettronico di Verona, secondo cui il processo che il nostro governo definisce oggettivo, in realtà non lo è affatto. "Il decreto con cui si identificano i 21 indicatori è chiaro e funziona. Purtroppo non si capisce come avvenga l’integrazione con il livello di rischio, che viene definito attraverso una serie di domande a cui si risponde sì o no e che sono poco oggettive", ha spiegato Fuga in un'intervista al Giorno. Secondo lui, infatti, domande del tipo ‘La situazione sanitaria è sotto controllo?’ o ‘Il numero di tamponi è adeguato?’ non sono oggettive, e il risultato può essere diverso a seconda di chi risponde. "Il tutto viene integrato, ma nessuno sa come, dalla cabina di regia. Quando si prendono decisioni che vanno a limitare le libertà delle persone servirebbe più chiarezza", ha ribadito l'ingegnere.

 

 

 

L'esperto non parla esplicitamente di risultati manipolabili, ma sostiene che possono diventare decisive le pressioni a livello politico o economico: "Questo spiegherebbe il perché a novembre, con numeri simili, la Lombardia sia finita in zona rossa e la Campania in quella gialla". E tornando sulla latitanza dei dati, Federico Fuga, afferma: "Non pubblicare i dati impedisce a commentatori, professionisti e istituti di ricerca di sfruttare delle risorse enormi per aumentare la consapevolezza della situazione".

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