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Mario Draghi e Stati Uniti, asse per la "super-tassa sulle multinazionali": il balzello che fa tremare Amazon

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C'è un nuovo tipo di sovranità che, in particolare durante la pandemia, ha richiesto attenzione da parte degli Stati nazionali: la sovranità digitale. Centinaia di miliardi di euro vengono spostati annualmente in tutto il mondo, confluendo poi nelle casse delle solite multinazionali. Le tasse sono bassissime e gli introiti stratosferici. La conseguenza è un indebolimento notevole dell'economia degli Stati. In questo clima, il G20 finanziario si è riunito ieri a distanza per decidere le tassazioni nei confronti delle multinazionali. L'obiettivo del G20 è innanzitutto quello di raggiungere un'intesa per mitigare gli effettivi negativi della pandemia sull'economia dei Paesi.

 

 

Janet Yellen, segretario del Tesoro degli Stati Uniti d'America, ha avanzato una proposta che non sembra dispiacere a nessuno (se non alle multinazionali): una tassa ad hoc per le maggiori imprese, anche in ottica dei 2.300 miliardi stanziati dal tesoro per finanziare il piano infrastrutturale americano. L'intuizione di Yellen è stata accolta positivamente da Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia e dal presidente del Consiglio Mario Draghi. I due avrebbero già trovato l'appoggio anche di Parigi, Berlino e Madrid. L'obiettivo è quello di convincere un buon numero di Stati, in modo da rendere sensata la proposta a livello globale. 

 

 

"L'ottica di base è che dovrà essere il più possibile armonizzata a livello globale, e il più possibile equa" ha detto uno sherpa del G20 a trazione italiana. Come riporta la Stampa, in parallelo si sviluppa anche il percorso sulla digital tax, l'imposta sulle compagnie che fatturano sul web. L'obiettivo, già delineato dall'Ocse lo scorso anno, è quello di arrivare a giugno con un piano preciso cui sottoporre Big Tech. Usa, Francia, Italia e Germania sembrano d'accordo e la svolta finale ormai ad un passo. Secondo Yellen, il nuovo piano fiscale permetterà agli Stati Uniti di recuperare in dieci anni 2mila miliardi di dollari dai profitti realizzati all'estero dalle aziende americane. Per troppo tempo gli Stati sono rimasti impassibili difronte ai guadagni dei colossal come Amazon e Google nel proprio territorio. Ora la musica sembra però cambiare.

 

 

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