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Klaus Davi cacciato dalla messa in cattedrale in memoria del boss Tegano: "Disturbi la famiglia"

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Di seguito la nota trasmessa dallo staff del giornalista e massmediologo Klaus Davi, che racconta quanto avvenuto nella giornata di ieri, dove è stata celebrata, nella cattedrale di Reggio Calabria, una messa in suffragio del boss Giovanni Tegano.

La sua presenza in cattedrale “disturbava” la famiglia del boss , ragion per cui ieri Klaus Davi e stato prelevato da due agenti della Questura dalla Cattedrale di Reggio Calabria in cui si trovava per assistere alla funzione, fermato per mezz’ora e identificato dalle forze dell’ordine.

Il carattere assolutamente pubblico dell’evento era stato pubblicizzato in città con tanto di manifesti affissi capillarmente in tutti i quartieri. I sei per tre annunciavano con orgoglio una messa in ‘suffragio’ del boss Giovanni Tegano, protagonista delle più sanguinose guerre di Ndrangheta con oltre mille morti deceduto un mese fa nel carcere di Opera al 41 bis e ritenuto uno dei mafiosi più pericolosi con decine di omicidi a carico ordinati o eseguiti in prima persona tra cui quello del nipote Paolo Schimizzi.

Per l’occasione alla famiglia Tegano è stata concessa nientepopodimeno che la somma istituzione religiosa della città : la Cattedrale di Reggio Calabria situata in Piazza Duomo con tanto di autorizzazione delle autorità. Uno dei luoghi teatro dei massimi eventi spirituali del sud Italia veniva prestato quindi alla celebrazione della scomparsa di uno dei capi mafia più sanguinari della storia della mafia. Ma al netto di queste considerazione a margine, si trattava di un evento aperto al pubblico e ampiamente strombazzato con centinaia di affissioni e annunci stampa. Il fatto non poteva non incuriosire Klaus Davi che ieri si trovava a Reggio Calabria e che ne ha approfittato recandosi nella cattedrale per raccontare l’evento strombazzato puntualmente alle 19, ora di inizio della funzione ‘commemorativa’.

Tuttavia, una volta avvistato il giornalista, gli esponenti già presenti della famiglia non hanno gradito la sua presenza. Al punto che la figlia del capo mafia e moglie del boss Eddy Branca – pluripregiudicato per mafia da poco scarcerato – ha ritenuto di chiamare la Polizia per segnalare la presenza dell’intruso.

Di li poco sono giunti sul posto agenti in divisa e della Digos, due dei quali hanno raggiunto addirittura in chiesa Klaus Davi che era in quel momento tranquillamente seduto alla fila 8 dei posti a sedere lato destra della Basilica.

Cionondimeno senza tanti giri di parole i poliziotti gli hanno intimato di lasciare subito la messa in suffragio del boss perché la ‘sua presenza non era gradita dalla famiglia Tegano’ hanno più volte ripetuto ‘infastiditi dal fatto, precisavano gli agenti, che Davi stesse riprendendo la funzione per le sue inchieste giornalistiche.

«Costretto dagli agenti ad uscire dalla cattedrale, fa sapere Davi, una volta fuori dall’edificio ai due agenti delle volanti si erano nel frattempo aggiunti altri 5 uomini della Questura tra poliziotti e funzionari che all’unisono e reiteratamente hanno insistito sul fatto che la presenza del giornalista era “sgradita” e che non avevo il “diritto” di fare delle riprese per rispetto del dolore “privato” della famiglia Tegano. Inutile spiegare agli poliziotti che si trovava a raccontare un evento in una cattedrale aperta al pubblico una manifestazione religiosa ampiamente e volutamente pubblicizzato dalla famiglia Tegano e che le tesi dei poliziotti in difesa del ‘dolore’ della famiglia erano infondate sul piano del diritto di cronaca nonché gravemente lesive delle libertà personali e professionali di un giornalista il quale documentando una messa nella cattedrale concessa a un mafioso di tale calibro stava facendo solo il suo lavoro.

Il problema per loro ero io e non la sproporzionata celebrazione di un assassino in una sede spirituale cosi autorevole e prestigiosa. Sono stato trattenuto fuori dalla chiesa per venti minuti con la scusa che sarebbe arrivata una funzionaria che mi voleva parlare e ‘spiegare’ le ulteriori motivazioni della Questura per il mio allontanamento dalla funzione e il mio fermo.

Arrivata la funzionaria, la tesi ridicola e deprimente non cambiava “lei non può riprendere la funzione la famiglia Tegano non gradisce. Lei deve spegnere la telecamera sta violando la loro privacy e il loro dolore”, insisteva imperterrita ed evidentemente convinta di quello che diceva .

«Se ho commesso un reato a questo punto arrestatemi altrimenti lasciatemi lavorare. Se volete fermarmi non ci sono problemi vi seguo in Questura, ma altrimenti lasciatemi fare il mio lavoro in pace e documentare l’evento piaccia o no ai Tegano, che non sono proprietari della Cattedrale di Reggio Calabria». Non sono mancati momenti di tensione con spintoni da parte di un agente nei riguardi di Davi e che è stato, va detto, prontamente bloccato da un dirigente li presente, il tutto a favore di telecamere e microfoni». La dirigente della questura sopraggiunta ha comunque preteso che Davi spegnesse la telecamera nonostante non ci fosse stata alcuna indicazione in tal senso da parte del parroco all’inizio della funzione tanto è vero che molti presenti nella chiesa stavano filmando la messa in suffragio di Tegano totalmente indisturbati.

Centinaia di testimoni hanno assistito a quanto accaduto sia dentro che fuori la Cattedrale. «Io stesso ho filmato il più possibile facendo il mio lavoro che risponde solo e unicamente al criterio dell’interesse pubblico e non certo ai voleri o capricci intimidatori di un clan di Ndrangheta che si è impossessato di un luogo religioso con la prepotenza e le minacce. Davi fa anche sapere che «qualora fosse necessario è a disposizione dell’autorità giudiziaria e della autorità di Polizia. Ma non credo sia necessario poiché sia la Basilica che la stessa piazza Duomo sono disseminate di telecamere quindi è molto semplice ricostruire i fatti per come sono avvenuti», ha detto Davi.

Il punto è un altro: chi ha autorizzato la funzione celebrativa del sanguinario boss addirittura nella BASILICA CATTEDRALE DUOMO come recita il manifesto a caratteri cubitali? Chi ha autorizzato l’affissione dei manifesti che sponsorizzavano l’evento e invitavano i fedeli a partecipare numerosi con tanto di orario e indirizzo della messa in suffragio di quello che la Polizia di Stato in un suo comunicato aveva indicato come un mafioso di pericolosità apicale?».

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