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Enzo Galli ucciso in India dal Covid, la moglie contro il governo italiano: "Lasciati soli, una settimana fatale"

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Quella di Enzo Galli è una tragedia che forse si sarebbe potuta evitare. La moglie Simonetta Filippi guarda avanti con grandissima forza, che le servirà a crescere da sola la bambina di due anni che la coppia aveva appena adottato in India. Proprio lì purtroppo è avvenuto il contagio che è stato fatale al 45enne, venuto a mancare mercoledì a Firenze a causa del maledetto Covid.

 

 

“Ha donato la sua vita per salvare la famiglia - ha dichiarato la moglie al Corriere della Sera - sapeva di essere stato infettato, stava già male, ma non mi aveva detto niente. Temeva che ci togliessero nostra figlia. Me lo ha confessato dopo la partenza dall’India”. Non è stato facile rientrare in Italia, e forse proprio il prezioso tempo perso è stato fatale al signor Galli. “Ringrazio il console Daniele Sfregola, è stato straordinario. Ma l’ambasciata italiana non la devo ringraziare, ci ha lasciato soli, non ci ha aiutato”, è stata l’accusa della moglie.

 

 

“Eravamo andati a chiedere i visti per tornare al più presto in Italia - ha spiegato al Corsera - perché la pandemia in India sembrava ancora più terribile. Ci hanno buttato fuori dicendo che c’era il lockdown e dovevamo prendere un appuntamento. Ce l’hanno dato dopo una settimana e quella settimana è stata fatale”. In quella settimana, infatti, l’hotel che ospitava la coppia ha celebrato un matrimonio con centinaia di persone e nessuna misura di sicurezza: ovviamente è diventato un focolaio e ci sono finiti di mezzo anche Galli e sua moglie. “Se non ci fosse stato quel ritardo - ha dichiarato la signora Filippi - Enzo sarebbe ancora vivo probabilmente”.

 

 

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