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Don Carron, cosa c'è dietro l'addio a CL: un terremoto in Vaticano, Papa Francesco spiazzato

Antonio Socci
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Ieri don Julian Carron si è dimesso dalla presidenza della Fraternità di Comunione e Liberazione. È stata una decisione inattesa perché il Decreto della Santa Sede sulle "Associazioni di fedeli", dell'11 settembre scorso, dava due anni di tempo (quindi fino al settembre 2023) per rinnovare gli incarichi di governo dei Movimenti. Tale Decreto stabilisce «un periodo massimo di dieci anni» per questi incarichi e siccome Carron era presidente dalla morte di don Giussani (2005) non poteva più essere rieletto. La Santa Sede ha voluto definire questi «limiti ai mandati di governo» in tutti i movimenti perché - si legge nella Nota esplicativa vaticana - «la mancanza» di tali limiti «non di rado favorisce, in chi è chiamato a governare, forme di appropriazione del carisma, personalismi, accentramento delle funzioni nonché espressioni di autoreferenzialità».

 

 

Papa Bergoglio, in un recente incontro con i movimenti, ha aggiunto: «Cadiamo nella trappola della slealtà quando ci presentiamo agli altri come gli unici interpreti del carisma, gli unici eredi della nostra associazione o movimento». Carron poteva restare fino al settembre 2023, ma ha scelto, di dimettersi «in questo momento così delicato della vita del movimento per favorire che il cambiamento della guida a cui siamo chiamati dal Santo Padre si svolga con la libertà che tale processo richiede». Un gesto nobile che fa capire la serietà dei tempi. Per CL questo è un momento storico perché è chiamata - con gli altri movimenti - a ritrovare "la fedeltà al carisma", come scrive la Nota esplicativa della Santa Sede. In effetti si sono appannati in questi anni il carisma tipico di CL, la sua originalità, la sua freschezza missionaria e l'incidenza sociale del cristianesimo che erano evidenti negli anni di Giussani. E la Chiesa vuole che i ciellini riflettano sulla sua materna correzione per riprendere il cammino con una nuova dirigenza.

LE ORIGINI
Storicamente Comunione e Liberazione ha fatto irruzione nella scena pubblica attorno al 1969, proprio negli anni più terribili per il Paese e perla Chiesa. Lasciò subito tutti sbalorditi la dirompente fioritura di CL proprio in quel mondo giovanile - università e scuola - che sembrava dominio esclusivo dei gruppi estremisti e delle loro ideologie. Chi ormai aveva annunciato la morte di Dio e la fine della Chiesa si trovò di fronte un fatto sociologicamente inspiegabile: nel momento culminante della scristianizzazione, dentro la generazione del '68, di colpo, migliaia di giovani, passati perla contestazione studentesca, scoprono e abbracciano il cristianesimo, diffondendo come un contagio il fascino potente di Gesù Cristo, nella fedeltà alla Chiesa, attraverso una rete di forti amicizie, piene di creatività e di iniziative culturali e di solidarietà.

 

 

Qualche osservatore esterno ha detto che CL in quel momento storico salvò la democrazia (diciamo almeno che contribuì a salvarla) perché - sia pure subendo tante aggressioni e violenze - rivendicò il diritto dei cattolici di essere una presenza pubblica nelle università, nelle scuole e nelle fabbriche, così difendendo la libertà di tutti e il pluralismo. Negli anni successivi qualche alto ecclesiastico aggiunse addirittura che CL aveva salvato la Chiesa, ma il merito di questo salvataggio, per i ciellini, va allo Spirito Santo che - oltre a suscitare i nuovi movimenti - portò al papato, dall'Est comunista, un giovane e straordinario cardinale: Karol Wojtyla. La sintonia e l'affetto fra CL e Giovanni Paolo II furono immediati e profondi. Il Movimento, abbracciato dalla Chiesa, esplose con una fioritura entusiasmante. La presenza di CL, radicata nel mondo giovanile, investì negli anni Ottanta e Novanta tutti gli ambiti della società, fino a rendere la fede cattolica incidente nei media, nella cultura, nel mondo dell'economia e del lavoro, nella politica (arrivando fino alla guida della regione più avanzata e moderna del Paese e dell'Europa). Una presenza che ribaltava il dogma della sociologia secondo cui modernità era sinonimo di scristianizzazione.

Si può dire che CL sia stato il movimento cattolico più odiato e più attaccato eppure anche il più interessante per il mondo laico: non a caso sulle colonne del settimanale I ciellino "Il Sabato" avevano rubriche intellettuali con le idee più diverse, da sinistra a destra. Molti si sono interrogati sull'originalità di CL. Certamente era ben lontana da quel cattolicesimo della resa che andava (e va) dietro alle ideologie dominanti (di sinistra) e dietro al mainstream: i giudizi pubblici di CL hanno sempre colto gli aspetti menzogneri o disumani o fallimentari della modernità. Ma anzitutto cercando di capire e di incontrare la sete di verità, di significato e di felicità che si agita potentemente anche nella modernità e negli uomini del nostro tempo. Senza pregiudizi verso nessuno. Quindi CL non ha mai avuto posizioni reazionarie o di infantile demonizzazione della modernità. È significativa una pagina di Charles Péguy che Giussani volle riprodurre in uno dei "Volantoni" di CL: «C'era la cattiveria dei tempi anche sotto i Romani. Ma Gesù venne. Egli non perse i suoi anni a gemere ed interpellare la cattiveria dei tempi. Egli taglia corto. In un modo molto semplice. Facendo il cristianesimo. Egli non si mise a incriminare, ad accusare qualcuno. Egli salvò. Non incriminò il mondo. Egli salvò il mondo». È una sensibilità ben lontana, come si vede, da quei cattolici che in questi giorni vanno con i Novax e ne abbracciano la confusa ideologia.

 

 

INTIMISMO PSICOLOGICO 
Oggi si sente la mancanza di questa originalità ciellina perché dalla morte di Giussani, nel 2005, CL si è pressoché inabissata, quasi sparendo anche da scuole e università. Succedere a don Giussani di certo non era facile, specie per un sacerdote spagnolo, sostanzialmente esterno alla storia del Movimento. Carron ha cercato di correggere certi errori di militanza, ma ha finito per portare CL a ripiegarsi in un intimismo psicologico individuale che ha annichilito l'incidenza pubblica e la tensione missionaria del Movimento. Di fatto "l'autoreferenzialità" ha connotato questi anni e oggi la Chiesa corregge (anche) questo errore chiamando CL a ritrovare il suo carisma e il suo slancio missionario. Così ricomincia una storia.

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