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Covid come l'influenza? Vaccini e morti, cosa sta succedendo davvero

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Alessandro Gonzato
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In Inghilterra, Paese che per molte dinamiche che hanno caratterizzato gli ultimi due anni ha fatto da apripista - nel bene e nel male -, per la prima volta dall'inizio della pandemia l'infezione da Sars-CoV-2 comporta un rischio di mortalità inferiore rispetto a una normale influenza, che incide per lo 0,04%. Il Financial Times, sentiti una serie di esperti, spiega che questa inversione di tendenza è dovuta principalmente alla combinazione tra l'alto livello di immunità della popolazione - tra vaccinati e guariti e la minor pericolosità della variante Omicron. Sono questi due fattori, scrive il quotidiano britannico, che hanno spinto il governo Johnson a togliere quasi tutte le restrizioni già a gennaio e a ridurre drasticamente la somministrazione di tamponi gratuiti dal primo aprile, una strategia che rientra nel piano di convivenza definitiva col virus. In Inghilterra il tasso di mortalità per infezione da Covid è sceso di oltre dieci volte: a gennaio 2021 era superiore all'1% e sei mesi dopo era già calato allo 0,1. Omicron è come un'influenza, dunque? «No», precisa il dottor Raghib Ali, epidemiologo dell'Università di Cambridge, il quale sottolinea che la variante, analizzando tutto il periodo dalla sua comparsa, ha comunque provocato un «grande picco» di ricoveri e decessi. In Inghilterra oggi ogni 100 mila infezioni da Coronavirus sono 35 quelle mortali, contro le 40 da influenza.

 

 

MENO PERICOLOSO
Ma c'è un altro dato molto significativo: anche tra gli ultraottantenni, categoria in cui nel Regno Unito un contagio da Omicron su 200 porta al decesso, il Covid adesso è statisticamente meno pericoloso di un male di stagione. Il professor Peter Openshaw, docente di Medicina sperimentale all'Imperial College di Londra, sostiene che la strategia del governo di trattare il Covid in modo simile all'influenza, facendo affidamento su messaggi di salute pubblica e test mirati, era «rischiosa», ma finora ha funzionato. Più di due pazienti inglesi su cinque vengono ricoverati per altre patologie, e solo dopo il tampone obbligatorio per accedere ai reparti emerge la presenza del virus. Altro dato dall'Inghilterra: da fine gennaio a fine febbraio le persone non vaccinate hanno rappresentato il 15% dei ricoveri tra i pazienti adulti. Christina Pagel, ordinaria di Ricerca all'University College di Londra, tende a escludere un'ulteriore ondata: «Sarei davvero sorpresa se ci trovassimo di nuovo di fronte a ciò che è accaduto con la variante Delta».

 

 

SPERANZA INSISTE
L'Inghilterra ha dunque ripreso a vivere da un pezzo, mentre in Italia il ministro della Salute Roberto Speranza, il suo consulente Walter Ricciardi e alcuni esperti o presunti tali continuano a predicare massima prudenza. Certo, ci vuole ancora un po' di attenzione, e Libero pur evidenziando da settimane l'inutilità di continuare a mantenere una serie di restrizioni non ha mai invocato un liberi tutti indiscriminato. E però fosse per Speranza e soci il Green Pass resterebbe a vita, così come l'obbligo vaccinale per i lavoratori over 50. Gran parte del mondo ha riaperto da mesi: noi siamo rimasti fermi a mesi fa. Ha gioco facile Giorgia Meloni, che ieri è tornata a tuonare: «Invece di unirsi ad altre nazioni europee che stanno eliminando le restrizioni permettendo così la ripartenza, l'Italia a guida Draghi-Speranza vuole prorogare ancora l'inutile e dannoso Green pass. Fratelli d'Italia», ha proseguito Meloni, «continuerà a fare le barricate per abolire questa misura insensata». Di parere opposto l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco: «Visto che ancora abbiamo una quota di italiani che resistono alla vaccinazione, non vedo perché togliere il pass. Dobbiamo ricordare che Omicron ha fatto morti e feriti, non possiamo prendere sottogamba i rischi di un contagio». Sottogamba no di certo, ma non possiamo nemmeno continuare a vivere in eterna emergenza, soprattutto quando i dati ospedalieri dicono che l'emergenza è finita da tempo.

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