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Green pass, 1° maggio: liberazione a metà, ecco chi resta prigioniero del certificato

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Green pass

Claudia Osmetti
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Primo maggio, su coraggio: che questa benedetta (si fa per dire) pandemia ce la stiamo lasciando alle spalle. Almeno nella sua forma più burocratica, che poi è pure la più fastidiosa: quella delle restrizioni. Sacrosante finché non avevamo modo di proteggerci altrimenti, ma adesso basta. Finisce tutto (o quasi) da oggi. Niente green pass, mascherine solo sui tram, viaggi più liberi. Era ora. È la fase due della fase due (cioè il secondo passaggio di quel ritorno graduale alla normalità che il decreto Riaperture ci ha ripetuto in ogni salsa): mese nuovo, vita nuova. Già, ma nello specifico, da questa mattina, cosa cambia?

CERTIFICATO
Il green pass possiamo riporlo nel cassetto, servirà solo in alcuni (pochi) posti. Premessa, di quelle che infastidiscono un po': non è che scompare, semplicemente non viene più richiesto né in palestra né ai convegni né in discoteca né al cinema né tantomeno al ristorante. «Di fatto c'è sempre», spiegava qualche giorno fa il sottosegretario alla Salute Andrea Costa (Noi con l'Italia), «ma non viene più utilizzato, confidiamo e auspichiamo che non ce ne sia più bisogno» nemmeno in futuro. Vuol dire, Costa, che non dovremmo più fare la fila col cellulare in mano e la schermata aperta sul Qr code per salire su un traghetto o su un pullman, che nessuno ce lo chiederà prima di entrare in un ufficio, che manco alle fiere o in hotel o alle cerimonie dovremmo mostrare la spunta verde.

VOLTO COPERTO
Resta, semmai, e pure nella sua forma rafforzata (quella che si ottiene dopo le tre dosi di vaccino) per i lavoratori degli ospedali e delle Rsa, le residenze per anziani. Loro sì, saranno "greenpassati" fino a fine anno, così come tutti i visitatori che, per una ragione o per l'altra, dovranno accedere a una struttura sanitaria. Per i degenti e i malati no, la cura della salute viene prima.

Il nodo più controverso riguarda, invece, le mascherine. Perché da cronoprogramma avremmo dovuto togliercele una volta per tutte e invece no, gireremo "a volto coperto" (ancora) sui mezzi di trasporto pubblico (locale e non, sono fuori dalla misura solo le funivie), durante gli spettacoli al chiuso, cioè nei cinema e nei teatri e nei palazzetti dello sport e nelle sale da concerto, in ospedale e all'ospizio. L'obbligo vige fino al 15 giugno. Il cambio di rotta fa discutere soprattutto su due fronti: quello della scuola (in classe, le Ffp2, si porteranno fino agli scrutini e alle pagelle, con buona pace di alunni, professori e genitori che pensavano di appendere la mascherina alla lavagna e arrivederci) e quello dei posti di lavoro (dove, dopo un borbottio crescente, il governo ha optato per un «sono fortemente raccomandate», che non è un'imposizione stringente ma poco ci manca). Per quanto riguarda centri commerciali, supermercati e negozi idem: è sempre meglio avere un dispositivo di protezione pronto all'uso, dicono dall'esecutivo, ma nessuno ci farà la multa se non lo indossiamo.

VACCINO
Per le categorie che il braccio ce lo devono mettere per forza (pardon, per legge) resta tutto come prima: insegnanti, personale scolastico, forze dell'ordine e cinquantenni, per un altro mese e mezzo, dovranno fare i conti con l'obbligo vaccinale. Per i medici e tutti quelli che lavorano negli ospedali, invece, la scadenza è pure più in là, ossia è fissata al 31 dicembre: ma va da sé che loro sono (davvero) in prima linea e con il coronavirus, dopo due anni l'abbiamo capito, non si scherza.

VIAGGI
Buone nuove, invece, per quanti stanno pensando alle vacanze o a un week-end fuori porta (e magari all'estero): finalmente si parte. Nel senso che da oggi viaggiare diventa più facile. Vero, le regole cambiano a seconda dei Paesi (in quelli Ue, generalmente, serve il green pass base per poter atterrare in tranquillità: ma è sufficiente un tampone negativo e non bisogna certificare l'avvenuta vaccinazione anti sars-cov2). In aereo serve ancora la mascherina, ma non si è più costretti a compilare il modulo Plf con il quale si dovevano indicare tutte le informazioni a rintracciare un viaggiatore che metteva piede in Italia. Una seccatura in meno per il turismo.

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