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Meteo, il collasso che fa tremare gli italiani: cosa accade in queste ore

Claudia Osmetti
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Fa un caldo da star male e aumentano gli accessi al pronto soccorso. A Lucca, a Bari, a Viareggio, ad Ancona. Ma anche in montagna: a Treviso, a Brescia. O nelle città: a Vercelli, a Modena. Nell'ospedale di Ponte a Niccheri, una frazione di Bagno a Ripoli, nel Fiorentino, le temperature da capogiro non ci sono solo fuori, sulle colline dove tira un filo di vento solo all'imbrunire e rimani a boccheggiare con la camicia che ti si appiccica alla schiena. Pure dentro, in sala operatoria, c'è un'afa che non respiri: tanto che a venir giù, come pere svenute, ieri, sono stati alcuni infermieri e operatori sanitari. Un guasto all'impianto dell'aria condizionata (raccontano dalla Asl) e si sono dovuti sostituire diversi dipendenti perché non erano più in grado di lavorare (spiegano i sindacati). Un anticiclone dietro l'altro. Scipione, Caronte. E siamo solo all'inizio. Il termometro che va su, quella colonnina di mercurio che pare impazzita e, nei prossimi giorni, a sentire gli esperti, andrà pure peggio.

 

 

RICOVERI GIORNALIERI In Toscana sono al limite. Non per modo di dire. Anziani disidratati e con difficoltà respiratorie. Giovani alle prese con colpi di calore che metterebbero a terra un elefante. Donne incinta che annaspano sotto al solleone. E reparti dell'emergenza che traboccano: gli accessi al pronto soccorso hanno cominciato a crescere a fine maggio, con i primi dì roventi, di quelli che ti incollano al ventilatore. Ma chi l'avrebbe detto, allora, che un mesetto dopo, cioè adesso, le richieste di visite si sarebbero incrementate addirittura di un buon 30%? Eppure, passata l'accettazione, è un continuo di facce sudate e gambe tremolanti: «Gli accessi sono aumentati in tutta l'area nord-ovest», spiega Alberto Conti, che è il responsabile del settore Emergenza e urgenza dell'Azienda sanitaria locale. La media di Lucca, per andare nello specifico, è di cinquanta accessi giornalieri in più (250 contro duecento); in Versilia ci si aggira sui trecento; aPontedera se ne contano trenta di scarto (normalmente sono 150, ora si viaggia sui 180). Ma va così ovunque, mica solo a ridosso dell'Arno. Persino lassù, sulle Alpi, dove generalmente ci si rifugia per stare al fresco quando la città diventa invivibile. Prendi Brescia: «Dare una percentuale è difficile», dice Umberto Salvadego, la presidente della Croce bianca del posto, «ma abbiamo avuto un'impennata. Ci capita spesso di soccorrere ragazzi che vanno a fare sport nell'ora di pranzo». Oppure guarda Treviso: dove dall'inizio della prossima settimana scatterà l'allerta provinciale («Il rischio si farà ancora più consistente», avverte il direttore della Centrale operativa cittadina Marialuisa Ferramosca), ma già adesso si parla di un rialzo delle richieste di aiuto del 40%. O ancora Lecco: «Nelle ultime ore ci sono state diverse segnalazioni per persone che erano sui monti», aggiunge il Soccorso alpino lombardo, «è meglio consultare il proprio medico quando si ha anche il minimo dubbio». Pressione bassa, mancamenti. All'ospedale Sant' Andrea di Vercelli, in tempi normali, gli accessi al pronto soccorso sono circa un centinaio: questa settimana hanno raggiunto picchi di 124 e 115. Il meteo inclemente, i fiumi in secca che unicamente a guardarli ti sale la calura, le finestre che le tieni aperte e tempo mezz' ora ti penti perché ma qualche folata refrigerante? Entra solo più caldo. E alla fine ti senti soffocare.
Tra l'altro, è persino il periodo peggiore per sentirsi male. Ché tra i ricoveri causa coronavirus (aumentano pure quelli, mannaggia), la carenza strutturale di camici bianchi (che ci trasciniamo da ben prima della pandemia) e le turnazioni (più o meno forzate) perché ci son le ferie per tutti, pure per i medici e i dottori, qui, il collasso, rischiamo che diventi collettivo.
 

 

 

COME PREVENIRE Con una precisazione: il colpo di sole (l'aumento della temperatura corporea associato alle scottature) non è il colpo di calore (che può avvenire in mancanza di ventilazione o con un tasso di eccessiva umidità). I consigli per prevenire qualsiasi inghippo sono quelli di sempre: bere frequentemente, fare pasti leggeri e largo a frutta e verdura, evitare gli stress termici (vanno bene i ventilatori, ma è il caso di non impostare l'aria condizionata a 20 grad), lo sport è un toccasana, però allenarsi nelle ore centrali del giorno potrebbe non essere una buona idea così come quando l'afa è al suo picco.

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