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Omicron 5, cosa accadrà tra 20 giorni: la conferma dal modello matematico

Claudia Osmetti
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«Omicron 5 dovrebbe essere l'ultima variante più contagiosa, a meno che non succeda qualcosa di straordinario. E sì, è vero: i sintomi sono leggermente più impegnativi. Ma non c'è niente di cui preoccuparsi». Massimo Ciccozzi è uno che di tabelle e percentuali se ne intende. È il responsabile dell'unità di ricerca in Statistica medica ed epidemiologia dell'università Campus Biomedico di Tor Vergata, a Roma. La matematica, l'altra faccia della pandemia, Ciccozzi la conosce molto bene. «Chi si ammala, oggi, ha la febbre un po' più alta rispetto a chi si infettava prima e anche un mal di gola di poco più insidioso. Ma entrambi vanno a negativizzarsi nel giro di quattro giorni».

Dottor Ciccozzi, glielo dico subito: oggi diamo i numeri. Inizio io: 48.456 infezioni, 44 morti, l'indice di contagio sopra l'1... Sono quelli del bollettino di ieri. Come facciamo a non preoccuparci?
«Siamo nella stessa situazione del Portogallo un mesetto fa. Adesso lì sta rientrando».

Sì, questo ce l'hanno già spiegato. Ma quando ci lasceremo Omicron 5 alle spalle?
«Dare un arco temporale è impossibile perché Roma non è Lisbona. Tuttavia credo che, ragionevolmente, entro le prossime due o tre settimane anche noi assisteremo a un'inversione nella curva dei contagi. Tenga in considerazione, però, che le cifre a cui si riferiva sono sottostimate».

 

 

In che senso?
«C'è fino a un 30% di asintomatici che non viene contabilizzato nelle statistiche ufficiali».

Allora ci sono anche i "furbetti" dei test-fai-da-te...
«Appunto. Se li consideriamo possiamo ipotizzare che il prossimo autunno non avremmo un'altra ondata da farci impaurire».

Perché?
«I contagi che registriamo sono nuove infezioni. Questo crea una certa immunizzazione. E poi, tra qualche mese, avremmo più armi».

Cioè i vaccini aggiornati?
«Sì. Ma anche agli antivirali, ai monoclonali. Siamo messi molto meglio di un anno fa».

A proposito dei monoclonali. L'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, fa sapere che le prescrizioni sono cresciute di un terzo. Vuol dire che ci ammaliamo di più?
«No. Vuol dire che finalmente abbiamo sburocratizzato l'accesso a questi farmaci che sono un'ottima misura di contrasto grazie al coinvolgimento dei medici di famiglia. Lo stesso vale per gli antivirali. È un'ottima notizia».

Per i modelli matematici e la sua esperienza, il Covid scomparirà?
«Probabilmente ci convivremo come con gli altri coronavirus».

Gli "altri" coronavirus?
«Cosa pensa che fosse quando d'estate, prima del 2020, ci buscavamo il raffreddore in pieno agosto?».

Io ho sempre dato la colpa dell'aria condizionata...
«È un errore comune. I coronavirus c'erano anche prima del sars-cov-2».

 

 

Ma non ne usciamo più...
«Al contrario. Diventerà endemico e arrivati a quel punto potremmo dire a chi se l'è preso, passati i quattro giorni con i sintomi, di abbandonare la quarantena e di uscire con solo la mascherina».

Si parla già ora di abrogare l'obbligo di isolamento. È presto?
«Con i dati di questi giorni, sì. Io consiglierei di rimettere la mascherina in aereo. Ma quando la curva scenderà sarà un altro discorso».

E i vaccini?
«Da statistico dico che dobbiamo aspettare i numeri di settembre. Sicuramente per gli anziani e i fragili sarà una protezione in più, ma non vedo una vaccinazione di massa come abbiamo fatto l'autunno scorso. Magari un richiamo stagionale».

Il sindacato degli infermieri Nursing-up dice che in cinque giorni i contagi tra i sanitari, che sono vaccinati, sono aumentati del 68%. Come è possibile?
«Magari si sono infettati fuori dall'ospedale. Ma il problema è che i vaccini che ci siamo somministrati (e abbiamo fatto bene) sono tarati sul ceppo "antico" di Wuhan. Non su Omicron».

Quindi Ba 4 e 5 li bucano? Si dice così?
«Si dice così, ma non lo fanno. Quei vaccini proteggono poco a livello di contagiosità, ma molto dalla malattia grave e infatti gli ospedali non sono sotto pressione».

Be', insomma. Quasi otto posti letto su cento sono occupati da pazienti Covid, il 2,2% delle intensive...
«Le rigiro la frittata. Sa chi è ricoverato, principalmente, in questo periodo?».

Chi?
«Gli anziani. Cioè quella fascia di popolazione che, anche per tranquillizzarsi, dopo uno starnuto si presenta al pronto soccorso. Non dico che non sia una questione, ci mancherebbe. Però aggiungiamo questo elemento».

 

 

In autunno avremo i vaccini più performanti?
«Moderna ne sta mettendo a punto uno bivalente. Io mi auguro ci si concentri anche su quelli nasali».

Li stanno studiando gli israeliani, se non sbaglio. Se ne inventano di ogni, quelli. E per fortuna. Ma cosa sono?
«Si tratta di una buona soluzione perché agirebbe dove ce n'è bisogno, nelle narici. Sono una sorta di spray, simile a quello che usiamo per le allergie. Sarebbero più facili da usare».

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