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Emanuela Orlandi, la svolta-choc: in un documento il nome del rapitore

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Il rapitore di Emanuela Orlandi ha un nome e un volto: quello di Marco Sarnataro che, per conto della Banda della Magliana, sequestrò la figlia del messo pontificio il 22 giugno del 1983. Lo rivela Repubblica che ha trovato l'interrogatorio del padre dell'uomo, Salvatore Sarnataro, datato ottobre 2008 (un anno dopo la morte di Marco). Ora a distanza di quasi 15 anni, quel documento spunta fuori da chissà quale cassetto regalando alla cronaca dettagli preziosi. Il verbale, inedito, fa parte dell'inchiesta della procura di Roma che stava dando i suoi frutti sul sequestro e che forse è stata archiviata troppo frettolosamente come hanno sempre sostenuto i familiari di Emanuela. 

 

 

Dal documento pubblicato su Repubblica risulta che Marco Sarnataro venne ripagato da Enrico De Pedis, boss della banda, con una Suzuki 1100. Sarnataro pedinò per alcuni giorni la giovane e poi ebbe il via libera per "prelevarla". La "confessione" di Marco Sarnataro al padre avvenne durante l'ora d'aria a Regina Coeli (entrambi erano detenuti per spaccio e detenzione di armi): gli disse che per diversi giorni, sia lui che "Ciletto" (Angelo Cassani) e "Giggetto" (Gianfranco Cerboni), pedinarono Emanuela Orlandi per le vie di Roma su ordine di Renato De Pedis, da loro chiamato il "Presidente". "Mio figlio mi disse che dopo averla pedinata per alcuni giorni, ebbero da De Pedis l'ordine di prelevarla. Marco", si legge nel verbale d'interrogatorio, "mi riferì che l'avevano fatta salire su una Bmw berlina a piazza Risorgimento ad una fermata dell'autobus. La ragazza salì sulla macchina senza problemi. Almeno questo mi raccontò Marco. Mio figlio mi disse che erano stati sempre loro a prelevare la ragazzina non mi specificò se erano tutti e tre. Quindi la condussero al laghetto dell'Eur dove li stava aspettando Sergio, che era l'autista e uomo di fiducia di De Pedis. Stando al racconto di Marco, sia la ragazza che l'autovettura vennero prese in consegna da Sergio. Venni a sapere poi che mio figlio, per questa cortesia, ebbe in regalo una moto Suzuki 1100". "Io non so davvero perché Marco decise di raccontarmi del suo ruolo nel sequestro dell'Orlandi", conclude Salavatore Sarnataro, "io compresi subito che stava passando un periodo di grande paura".

 

 

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