Ucraina, ritornano i partigiani della pace pronti a contestare chiunque
Mentre Vladimir Putin - le cui armate sul campo sono sempre più in difficoltà - bombarda le città ucraine seminando morti e feriti fra la popolazione civile, in Italia la variegata rete del pacifismo mette in cantiere una serie di manifestazioni per chiedere la pace durante le quali sul banco degli accusati sono destinati a finire gli Stati Uniti insieme ad alcuni Paesi dell'Unione europea. Non c'è da meravigliarsi. Infatti, coloro che conoscono la storia del pacifismo sanno che i protagonisti di un tale movimento- ad egemonia comunista ieri e post -comunista oggi- ogniqualvolta hanno dovuto scegliere a fronte di un conflitto che vedeva contrapposti uno Stato democratico e un Paese autoritario non hanno mai esitato a prendere le parti del dittatore di turno. Il loro slogan preferito era e continua ad essere "yankee, go home". Le ragioni profonde sono state individuate già negli anni '50 dal filosofo Reinhold Niebuhr. Scriveva: «Il vero nemico del pacifismo non è la guerra con le sue atrocità, mala democrazia liberale e la sua capacità di tenere insieme un vasto politeismo di valori e un altrettanto ampio spazio dedicato al pluralismo degli interessi. La tirannia, viceversa, non ama i conflitti e le diversità di opinioni. Non li ama al punto che li elimina. La tirannia viene considerata dai pacifisti un ordine po litico superiore alla democrazia libera le e, pertanto, viene vissuta come sino nimo di pace».
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TIRANNIA & PACE
D'altro canto, che il pensatore ame ricano avesse visto giusto lo si evince aprendo, seppure velocemente, l'album della memoria. Nel settembre 1938, subito dopo la firma del Patto di Monaco con cui venne dato il disco verde ad Adolf Hitler sull'annessione della regione dei Sudeti, le strade delle città europee furono invase da manifestazioni di vero e proprio giubilo. Inutile ricordare che al suo ritorno a Roma, Benito Mussolini venne accolto come "grande uomo di pace". Finì come tutti sanno. Negli anni compresi fra il 1949 e il 1956 in Italia ( e non solo) furono atti vi in chiave antiamericana i cosiddetti Partigiani della pace il cui unico scopo era quello di presentare gli Stati Uniti come un Paese pronto a scatenare un nuovo conflitto mondiale. Oggi sappiamo con certezza che quei pacifisti non scendevano in piazza per amore della pace, malo facevano alfine di garantire a Mosca il tempo necessario per la costruzione di un proprio arsenale nucleare. Fu una lunga stagione che vide in prima linea il Partito comunista italiano finanziato e guidato - come dimostra la documentazione divenuta consultabile dopo il crollo dell'Unione Sovietica- direttamente dal Cremlino. D'altro canto, qualcosa di molto simile andò in replica qualche decennio più avanti, quando si organizzarono grandi manifestazioni di protesta contro l'installazione dei missili Cruise e Pershing in cinque Paesi della Nato in risposta agli SS20 sovietici già installati e puntati da molto tempo contro i maggiori centri europei. Anche in questo caso cospicui finanziamenti partirono da Mosca e giunsero nelle casse di Botteghe Oscure. Durante la guerra in Vietnam numerosi furono i cortei in cui si urlava contro la "sporca guerra". Di lì a qualche anno gli stessi protagonisti di quelle manifestazioni persero l'uso della parola, quando Pol Pot e i kmer rossi trasformarono la Cambogia, in nome del comunismo, in un gigantesco e macabro mattatoio.
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STERMINI TOLLERATI
Lo storico Stéphane Courtous calcola che furono sterminati in soli pochi anni almeno tre milioni e mezzo di cambogiani dissidenti. Al tempo della prima guerra del Golfo decisa da Bush padre e legittimata da una risoluzione dell'Onu vi furono numerosi cortei di protesta in tutto l'Occidente. Quelli avvenuti in Italia si distinsero per partecipazione e uso di violenti slogan lanciati contro "l'America capitalistica e guerrafondaia". Nei primi anni '90 durante l'assedio di Sarajevo ordinato da Slobodan Milosevic, le piazze pacifiste rimasero deserte. Il silenzio, però, si tramutò improvvisamente in rumorose manifestazioni di piazza all'insegna dell'antiamericanismo non appena le forze della Nato intervennero per fermare i cecchini che dalle colline della città bosniaca sparavano e uccidevano la popolazione civile e inerme. In queste ore drammatiche, quello che conta è cercare di smascherare i falsi pacifisti e la loro storica doppiezza avendo consapevolezza che la via della pace passa, come ha sostenuto il capo dello Stato, Sergio Mattarella, «dalla verità, dal diritto e dalla libertà del popolo ucraino».
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