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Studenti manganellati "colpa della Meloni"? Cosa scorda la sinistra: quando Letta...

Caterina Spinelli
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Era il lontano 12 dicembre 2013, quando fra gli studenti e la polizia scoppiò un violento scontro. Teatro del conflitto la stessa Sapienza oggi nell'occhio del ciclone. L'unica differenza, che a Palazzo Chigi non c'era Giorgia Meloni ma Enrico Letta. Il segretario del Partito democratico, all'epoca presidente del Consiglio, avrebbe dovuto partecipare al dibattito organizzato dall'università. Con lui Giorgio Napolitano, allora capo dello Stato. I due però non riuscirono mai a mettere piede nell'istituto, che prima di accogliere le più alte cariche scatenò il putiferio.

Grida, interventi al megafono, petardi, fuochi di artificio e fumogeni diedero vita a un vero e proprio assedio al rettorato, impegnato nella tavola rotonda su "Biodiversità e aree protette". Arrivati davanti all'ingresso laterale, gli universitari spostarono le transenne che recintavano il palazzo. Poi il lancio di uova e le scritte anti-austerity che imbrattarono i muri. Di fronte alla violenza la polizia in anti-sommossa non poté fare altro che disperdere e allontanare i ragazzi dal portone dell'istituto. Ma la prima carica non riuscì nell'intento e gli studenti tentarono un nuovo attacco. Stesso copione, con il risultato che due ali, una degli universitari e una degli agenti, si fronteggiò nel fumo dei torcioni colorati. "Toglietevi i caschi con noi, non solo quando siete davanti ai fascisti, è davanti agli studenti che vi dovete togliere i caschi", fu il coro che si alzò tra i presenti.

 


 

Torino, 14 dicembre 2013, un altro scontro studenti-polizia. Anche qui i ragazzi manifestarono. Peccato però che per difendere il diritto allo studio i giovani non trovarono altro modo che lanciare uova di vernice colorata contro forze dell’ordine e Palazzo della Regione. Così gli agenti furono ancora una volta costretti a intervenire. Stessa data, nuova agitazione: in Piazzale Roma a Venezia lo scontro fu tra le forze dell’ordine e i giovani dei centri sociali, La polizia anche qui fu costretta a reagire con il lancio di fumogeni e bombe carta.

A questo punto viene da porsi una sola domanda: siamo sicuri che sia questo il modo migliore di protestare? Per la sinistra sì. A poche ore dall’insediamento di Giorgia Meloni, ecco che Ginevra Bompiani si lascia andare a un’uscita delle sue. La scrittrice dalle ben note tendenza politiche è arrivata a dire che "mi ha fatto impressione vedere quanto danno ha fatto la leader di Fratelli d’Italia premier in mezza giornata". Cosa avrebbe fatto? "Beh, ha fatto pestare gli studenti". 

Non è stata da meno Ilaria Cucchi. Lei, neo-senatrice per il centrosinistra, si è rivolta alla Meloni chiedendo se sia questo "il modello di paese che volete offrire ai nostri figli? Immagini brutali che non avremmo mai voluto vedere, e davvero intollerabili". Nessuno, men che meno il presidente del Consiglio, avrebbe mai voluto vedere scene di questo tipo. E allora perché incolpare la premier? Nel 2013 a Letta non fu imputato di aver aizzato gli agenti. Non sarà dunque il caso di insegnare ai giovani a manifestare pacificamente? Senza quegli striscioni che sì i ragazzi volevano appendere, ma che nelle immagini vengono ripresi mentre vengono utilizzati per colpire la polizia. E non sarebbe anche il caso si insegnare alla sinistra la coerenza, questa sconosciuta?

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